venerdì 30 novembre 2012

The Eurozone’s Double-Dip Recession is Entirely Self-Made

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Lavoce.info - ARTICOLI - PRIMARIE: UNA QUESTIONE DI REDDITO

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Sulla democrazia interna dei partiti politici. Milano, 24 novembre 2012 | Libertà e Giustizia

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spazio lib-lab » A Renzi non piacerà la destra, ma alla destra piace molto Renzi

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Giorgio Ruffolo - Stefano Sylos Labini » UE, federare il debito per battere la crisi

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L’accordo sulla produttività non risolverà i problemi che causano la bassa competitività italiana « Keynes blog

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Il fallimento dell’Agenda Monti: nessuna luce in fondo al tunnel « Keynes blog

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Monti sbaglia, le risorse per la sanità ci sono « Keynes blog

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L’Italia spende troppo per la sanità? Neppure per sogno, ecco i dati « Keynes blog

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Ancora sulla damnatio memoriae socialista | fondazione nenni il blog

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Emiliano Brancaccio » Crisi, una valanga di bugie

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Emiliano Brancaccio » SULLA PRODUTTIVITA’ UN FILM GIA’ VISTO

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Temi etici e social issues: la linea che divide l’America | Aspenia online

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Felice Besostri: Preoccupazione e vigilanza

Quando ho scritto Offeleé non avevo letto su affari italiani il documento cui ho dato il titolo dalla Seconda alla Terza Due passaggi ".Il passaggio dalla Seconda alla Terza Repubblica si annuncia altrettanto problematico e foriero di sventura di quello dalla Prima alla Seconda, con l’aggravante che il prestigio delle istituzioni si è ancor più degradato" e ". Su altro piano le vicende di Tesorieri di partiti(Lusi e Belsito) e di consiglieri regionali con le mani bucate e la pancia piena e il sequestro dell’ILVA hanno dato di nuovo protagonismo alla magistratura e segnalato l’impotenza di un’autoriforma della politica" Non sono avvocato penalista, ma a logica ritengo che per motivare un provvedimento restrittivo della libertà basta accennare ai fatti senza necessità di trascrizioni integrali delle intercettazioni, se non sono nel provvedimento allora è ancora più inquietante. Due personaggi politici emergono Vendola e Bersani. Sia chiaro che non condivido tesi complottiste, ma agli effetti domino. Fatti che ne producono altri, le tessere devono esistere, la corruzione con le tangenti di Mani Pulite c'erano veramente non sono state inventate. Lusi, Belsito e Fiorito e gli altri comprimari di abusi nei rimborsi sono persone, purtroopo, realmente esistenti, ma c'è una bella differenza tra appropriazione indebita e peculato o responsabilità contabile di competenza della Corte dei Conti, vedremo i processi, ma allora mediaticamente non avrà alcuna importanza che non ci siano condanne ovvero siano di lieve entità. Nel frattempo si sarà consolidato il disgusto verso la politica. Ci sono state campagne di stampa che partendo dagli stessi fatti spingessero per adottare una legge sui partiti politici? O per i rimborsi elettorali? Anche qui le tesi non sono mai di riforma, ma dell'abolizione di ogni finanziamento cui si contrappone una posizione di principio che non si può lasciare la politica solo ai ricchi. Facendo finta di non aver visto gli abusi e le illegalità comprese quelle conseguenti all'introduzione di una soglia di accesso alle europe con la conseguenze che i partiti soprasoglia si son divisi proporzionalmente i contributi che sarebbero andate alle liste sotto soglia soltanto ad applicare le regole per la Camera dei Deputati. Come è sconvolgente leggere la convergenza di un senatore PdL e PD che modificano la legge elettorale a pochi mesi dalle elezioni dichiarando che non dovevano essere quelle elezioni l'occasione per rimettere in gioco le forze politiche escluse dal parlamento nazionale nel 2008, e con l'IdV d'accordo. Conclusione i costi della politica sono quelli degli organi elettivi, basta ridurli e perché no abolirli e hanno cominciato con i consigli provinciali. Ci saranno accorpamenti forzati di comuni, con riduzione del numero dei consiglieri, che combinata con le leggi maggioritarie priverà comunità magari con secoli di esistenza di ogni rappresentanza nel Consiglio Comunale unificato. Altro risparmio riduzione del numero dei parlmentari, invece che ridurre le indennità. Due camere sono troppe perché non tenerne una sola..in attesa di abolire del tutto le camere elettive, basteranno dei consigli di amministrazione, ma ...., eletti democraticamente, come i sindaci e i presidenti di regione. Naturalmente elezioni precedute da primarie.

mondiepolitiche: La Palestina Diventa "Stato Osservatore" dell'ONU: Passo Avanti?

mondiepolitiche: La Palestina Diventa "Stato Osservatore" dell'ONU: Passo Avanti?

giovedì 29 novembre 2012

Bersani : Le radici del PD. - [Altritaliani.net]

Bersani : Le radici del PD. - [Altritaliani.net]

Macaluso su PCI e PSI

(Antonio Carioti, Corriere del 28 novembre) A volte ci si domanda se in Italia sarebbe stato possibile, dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine del blocco sovietico, avviare il superamento della divisione tra socialisti e comunisti, evitando la deriva che portò all'implosione del Psi. Probabilmente la risposta è negativa: non c'erano le condizioni storiche necessarie, Ma bisogna riconoscere a Emanuele Macaluso di essere stato tra coloro che con più coerenza e serietà si adoperarono per raggiungere quell'approdo, rimasto però un miraggio. Dall'alto della sua lunga esperienza, l'ex dirigente del Pci ricorda la battaglia condotta assieme agli altri “miglioristi” (ma lui preferisce il termine “riformisti”) da Gerardo Chiaromonte a Luciano Lama. Questo in un un lucido e vivace libro intervista con l'ex direttore dell’Unità, Peppino Caldarola, Politicamente scorretto. Dopo la morte di Enrico Berlinguer, dalle cui posizioni di ostilità verso il Psi si erano distinti, gli esponenti di quella componente comunista si trovarono presi, ricorda Macaluso, in una sorta di tenaglia: da un lato erano visti come un pericoloso fattore d'inquinamento filocraxiano dalla maggioranza del Pci, che li emarginò a tutti i livelli; dall'altro lo stesso Bettino Craxi li considerava potenziali transfughi da attirare gradualmente nelle file del Psi in una logica di annessione. Nemmeno la trasformazione del Pci in Pds cambiò la situazione: Macaluso non ha torto quando sostiene che senza l'azione del gruppo “migliorista”, guidato da Giorgio Napolitano, la svolta di Achille Occhetto “si sarebbe arenata”. Ma gli ostacoli a un ricongiungimento tra i due partiti della sinistra italiana nel quadro del socialismo europeo rimanevano enormi. Come osserva lo studioso Andrea Spiri in un saggio che uscirà prossimamente sulla rivista Ventunesimo Secolo, tra il 1989 e il 1992 Psi e Pci si collocarono agli antipodi su temi cruciali: l'informazione televisiva (legge Mammì), la politica estera (prima guerra del Golfo), le riforme istituzionali (ipotesi presidenzialista e referendum sulla preferenza unica). Non c'è da stupirsi che l'unità socialista predicata all'epoca dal Psi sia rimasta “un'astrazione”, benché Craxi, negli appunti successivi su cui Spiri ha condotto la sua ricerca, rivendicasse la serietà deùe sue intenzioni. Il colloquio di Macaluso con Caidarola non è tuttavia soltanto una riflessione sul passato. Interessanti e condivisibili sono anche i passi critici verso l'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia della Procura di Palermo e più in generale verso l'impostazione distorta per cui alle aule dei tribunali viene affidato il compito di “ridare un senso alla politica”. Quando alle sorti del Partito democratico, Macaluso si mostra assai scettico e insiste sulla necessità di guardare al socialismo europeo. Ma il gruppo dirigente del Pd – afferma Macaluso - ha preferito mettere in piedi una formazione che s'ispira semmai, prima di tutto nel nome, al modello americano. Una scelta che, avendo l'Italia un sistema politico e istituzionale lontano anni luce da quello degli Stati Uniti, genera gli scompensi continui sui quali Macaluso esercita la sua vena polemica.

mondiepolitiche: Rivelazioni sulla Libia?

mondiepolitiche: Rivelazioni sulla Libia?

Israele, l'alternativa che manca

Israele, l'alternativa che manca

Felice Besostri: Primarie e dintorni

Offeleé faa el to mesteé Un proverbio milanese, che tradotto significa pasticcere fa il tuo mestiere, che se fosse stato praticato avremmo avuto una situazione più limpida dopo le primarie e in attesa del ballottaggio Renzi- Bersani. Il PD doveva fare le sue primarie per stabilire chi fosse il candidato alla leadership della coalizione, candidato Primo Ministro solo se la legge elettorale in vigore, incostituzionale sotto vari profili, restasse immutata (dio non voglia). Proprio il ballottaggio tra due pieddini dimostra la vera natura di queste primarie. SEL e, per me auspicabilmente il PSI, dovevano invece dar vita a Stati Generali della Sinistra per decidere il profilo politico-programmatico di una sinistra italiana collocata temporalmente nel XXI° secolo e geograficamente, ma ancor più istituzionalmente, in Europa. Dagli Stati Generali sarebbe dovuto scaturire anche il nome del candidato alla leadership dell’alla sinistra della coalizione. Le primarie del PD si sarebbero verosimilmente concluse in una tornata con la maggioranza assoluta a Bersani, quindi con un’indicazione univoca anche di tipo politico, cioè coltivare un’alleanza di centro-sinistra con un rapporto preferenziale con SEL ovvero un Pd più orientato al centro e sulla linea di continuità con l’Agenda Monti. La sinistra avrebbe avuto la sua occasione di dimostrare di essere pronta ad assumersi una responsabilità di governo con un suo programma e un suo/a candidato/a alla sua attuazione, in altre parole una sinistra con vocazione maggioritaria: in Italia non c’è mai stata, neppure quando PCI e PSI superavano il 40% e c’erano forze progressiste democratiche possibili alleate. Le primarie di coalizione avrebbero designato il perimetro politico e programmatico dell’intesa PD-PSI-SEL e la persona che si sarebbe impegnata di fronte agli elettori di dirigere il governo .La dichiarazione di intenti ITALIA:BENE COMUNE è stata un buon punto di partenza, ma solo per lanciare il messaggio di disponibilità a governare, ma è troppo generica per costituire un accordo di governo. In quel documento le parole sinistra e socialismo non sono scritte nemmeno una volta, mentre la sinistra italiana ha bisogno di identità e di definirsi rispetto alle famiglie europee. A meni che non abbia deciso di uscire dall’Euro e dalla UE, tanto per sancire una sua diversità rispetto alla sinistra europea. Queste primarie né carne , Né pesce hanno comunque avuto una buona partecipazione. Il paragone con quelle che hanno incoronato Prodi nel non ha alcun senso: erano una novità. Credo anche che la partecipazione sia stata gonfiata e nessuno ha mai visto gli elenchi con gli oltre 4 milioni di votanti. I candidati erano molto rappresentativi di forze politiche allora consistenti, basta pensare a Bertinotti, leader di una Rifondazione Comunista ancora unita e con un 5,03% di voti nel 2001.Il passaggio dalla Seconda alla Terza Repubblica si annuncia altrettanto problematico e foriero di sventura di quello dalla Prima alla Seconda, con l’aggravante che il prestigio delle istituzioni si è ancor più degradato: l’ultimo centro-sinistra conquistò comunque nel 1992 il voto della maggioranza dei votanti, il 53,24% per la precisione. Senza premi di maggioranza Berlusconi non ha mai superato il 50% e soltanto il Prodi del 2006 ci è andato vicino, con il 49,82. Malgrado Tangentopoli la fiducia nelle forze politiche non era così bassa come oggi(4%) né la propensione all’astensione o al vota di protesta, come le ultime elezioni siciliane hanno dimostrato. Su altro piano le vicende di Tesorieri di partiti(Lusi e Belsito) e di consiglieri regionali con le mani bucate e la pancia piena e il sequestro dell’ILVA hanno dato di nuovo protagonismo alla magistratura e segnalato l’impotenza di un’autoriforma della politica. Risposte chiare e nette non possono essere date da forze politiche, che privilegiano la tattica e il cui orizzonte sono le prossime elezioni e per di più nell’ottica di quanti parlamentari saranno riconfermati e quanti, invece, rientreranno dopo il digiuno del 2008: lo scandalo di una mancata riforma della legge elettorale vigente ne è la dimostrazione inoppugnabile. Felice Besostri

Giampaolo Mercanzin: L'anomalia italiana

Cari compagni del "circolo Rosselli", diversamente accreditati: io penso costantemente alla incancellabile anomalia italiana, dove con la 1^ repubblica avevamo i governi del Presidente; i governi Balneari ecc. e che, con l'avvento della II^, ha inventato i "governi tecnici" inaugurati da un certo Ciampi (quello, oltre che di Mediiobanca - poi Cuccia - , del "gratta e vinci"; eccezionale attuatore della repubblica fondata sul "LAVORO?", no: sul GIOCO D'AZZARDO!). Una situazione che non si riscontra in alcuno Stato democratico, ma solo nell'Atene dei dittatori, di antica memoria, dalla quale non so come faremo ad uscire. Un Governo tecnico non dovrebbe fare politica ma ripristinare la legalità e la regolarità perduta. Un governo TECNICO, dovrebbe quindi "esorbitare", dalla regola dell'art.92, ed i tecnici, a rigor di logica, divrebbero essere scelti direttamente - proprio nell'ambito di tecnici - dallo stesso garante dell'Unità Nazionale e della Costituzione e non dal Presidente del Consiglio che sarebbe solo il coordinatore quale "primus inter pares". Affidate tutta la responsabilità di Governo ad un terzo, identificato come "tecnico", quando tecnico non è, ma solo un grande operatore finanziario, da tempo in politica, catapultato in Europa come Prodi o come la Bonino, od altri parlamentari "minori". Ebbene questo "tecnico" ha scelto altri "tecnici" Con quale criterio e grado di tecnicità lo sa probabilmente solo lui. UN PO' TROPPO PER UN TECNICO NO? A me difatti resta sul gozzo che questo Tecnico, abbia fatto una scelta POLITICA, da quando ha deciso che l'Italia non aveva le risorse per ospitare le olimpiadi del 2018 (vale a dire fra 6 anni). Riflettete su che fiducia può trasmettere a citadini che avrebbero desiderio di RISCHIARE e di INVESTIRE! Ma nessuno parla di questo vero problema italiano, preferendo trastullarsi tra Bersani, Berlusconi e Vendola, che (e qui voglio far inferocire l'amico Giovanni Scirocco eh,eh!, scusa Giovanni, ma un po di allegria a volte...)) se ci fosse stato il vituperato Bettino non avrebbero avuto alcuno spazio, data la mediocrità che esprimono. Ma per i mediocri vanno bene i mediocri, anzi: mediocri più mediocri di loro. Non si sa mai...... Gli scienziati e gli statisti fanno troppa paura: potrebbero anche dare le soluzioni giuste, che non sono certo di casa in quest'Italia.. Probabile ce possa essere un intervento fuori tema, ma lo ritengo di fondamentale importanza COSTITUZIONALE, che che ne dicano gli strombazzatori prezzolati che troviamo sui nostri Media e net-work! Grazie. Giampaolo Mercanzin.

mercoledì 28 novembre 2012

Santo Consonni: PSI in Lombardia, punto della situazione

PSI in Lombardia. punto della situazione. pubblicata da Santo Consonni il giorno Mercoledì 28 novembre 2012 alle ore 12.21 · . Care Compagne, cari Compagni Per un saluto ed un punto della situazione che continua ad essere di grande impegno e straordinario interesse. Tre gli obiettivi all’attenzione: sostegno a Bersani, sostegno ad Ambrosoli, adesione al PSI. SOSTEGNO A BERSANI AL BALLOTTAGGIO DELLE PRIMARIE NAZIONALI DI DOMENICA 2 DICEMBRE Domenica dobbiamo ripeterci nell’impegno profuso al primo turno sia per quanto riguarda il lavoro ai seggi sia per quanto riguarda il nostro voto a Pier Luigi Bersani. La partecipazione straordinaria e l’affermazione di Bersani sono anche il chiaro successo dell’iniziativa socialista con il PSI ormai tra i protagonisti dell’iniziativa del centrosinistra. La cerimonia a Stella (SV) con Bersani e Nencini a chiudere la campagna per le primarie nel nome del socialista Sandro Pertini è quanto di più esplicito potesse essere messo in programma. SOSTEGNO AD AMBROSOLI PER LA PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA E’ ormai entrata nel vivo anche la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale che si è sciolto anzitempo a causa della mala amministrazione del centrodestra. La prima fase ci ha visto protagonisti con la candidatura alle primarie di Roberto Biscardini ed il sostegno alla stessa dato con la raccolta delle firme necessarie e la conferma di una importante capacità di mobilitazione. L’evoluzione del progetto politico sviluppato con la coalizione di centrosinistra per una alternativa di governo al centrodestra ci vede oggi sostenere la candidatura alla presidenza di Umberto Ambrosoli. Il primo impegno sono le primarie regionali che si terranno sabato 15 dicembre. ADESIONE AL PSI 2012 In tutto questo non possiamo dimenticare che il nostro essere socialiste e socialisti si esprime anche attraverso il tesseramento. Il nostro è ormai il partito italiano più antico, tra quelli veri, che vive attraverso l’adesione e il sostegno dei suoi militanti. In questi anni il nostro obiettivo è stato quello di mantenere “accesa la fiammella”. Adesso il partito c’è, l’ambizione deve essere quella di fare di più e meglio e l’adesione con il tesseramento è un modo per rilanciarlo come il momento richiede. Capiamo tutti l’eccezionalità dello sforzo che comporta questa sovrapposizione di appuntamenti elettorali nazionale e regionale con primarie annesse. Ci deve sostenere l’idea che, davvero, la primavera potrebbe salutare l’Italia e la Lombardia rinnovate, che hanno cambiato pagina anche GRAZIE AL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO. Fraternamente Santo Consonni segretario regionale PSI Lombardia P.S. Per l’adesione al PSI che tutti siamo invitati a promuovere ci si rivolge al Segretario o al responsabile della propria Federazione provinciale oppure direttamente su http://www.partitosocialista.it/site/adesioni_tesseramento2011/524/tesseramento2011.aspx Per saperne di più sul Patto Civico per la Lombardia che ci vede impegnati per le elezioni regionali http://www.pattocivicolombardia.it/ +++ prossimo appuntamento +++ la riunione della Segreteria Regionale e dei Segretari provinciali è confermata per martedì 4 dicembre alle ore 17,30 in Milano, Via Andrea Costa 20/A o.d.g. - elezioni politiche e regionali - tesseramento 2012 - varie

Felice Besostri: Primarie, Conflitto Israelo – Palestinese, Sciopero Europeo | La Talpa Democratica

Primarie, Conflitto Israelo – Palestinese, Sciopero Europeo | La Talpa Democratica

Paolo Zinna Troppo poco Vendola, troppo Renzi | La Talpa Democratica

Troppo poco Vendola, troppo Renzi | La Talpa Democratica

Ferruccio Capelli Bersani o Renzi, ovvero cambiamento o “nuovismo” | La Talpa Democratica

Bersani o Renzi, ovvero cambiamento o “nuovismo” | La Talpa Democratica

Sara Pasquot - Catalogna, il boomerang indipendentista - Avanti della domenica

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Roberto Biscardini - Lombardia, storia di una candidatura socialista - Avanti della domenica

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Giuseppe Tamburrano - Terza Repubblica? Ma quando mai - Avanti della domenica

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The European Citizen: UK Labour and the EU

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Produttività, appello per un patto utile / italie / Sezioni / Home - Sbilanciamoci

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Ai rigori in casa, all'attacco in Europa / globi / Sezioni / Home - Sbilanciamoci

Ai rigori in casa, all'attacco in Europa / globi / Sezioni / Home - Sbilanciamoci

2013, ecco la vera agenda / alter / Sezioni / Home - Sbilanciamoci

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Luca Telese » Le primarie spostano il baricentro a destra

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Luca Telese » Modiano: «La patrimoniale aiuterebbe»

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Luca Telese » Rodotà: «La nuova sinistra si costruisce con i diritti»

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S&D: "Accetteremo solo un budget UE per la crescita" | EU Progress

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La Grecia banco di prova su come uscire dalla crisi - Casa Europa - ComUnità - l'Unità

La Grecia banco di prova su come uscire dalla crisi - Casa Europa - ComUnità - l'Unità

Roberto Biscardini: Io e Ambrosoli* - YouTube

* - YouTube

Walter Marossi: PRIMARIE, MILANO. NOVITÀ OLTRE IL PREVISTO | Arcipelago Milano

PRIMARIE, MILANO. NOVITÀ OLTRE IL PREVISTO | Arcipelago Milano

Da Vendola a Casini: l’ammucchiata che non ci serve | Linkiesta.it

Da Vendola a Casini: l’ammucchiata che non ci serve | Linkiesta.it

Angelo Giubileo: Perché sostengo Matteo Renzi

Perché sostengo Matteo Renzi I tempi sono cambiati. Perché la realtà è cambiata. Non più fissa, immobile, quasi eterna, come prima ad esempio dell’avvento della televisione. E poi, contraddittoria, relazionale, a specchio, come manifesta, per rimanere all’esempio introdotto, mediante (medium) lo schermo della televisione. Oggi, ancora mediata attraverso l’utilizzo di uno strumento, il più delle volte un computer, ma per la prima volta mobile, liquida (Bauman), e questo perché per gran parte già inter-attiva. Questa nuova realtà ha pertanto bisogno di nuove chiavi di lettura ed interpretazione, in grado di capire il significato pieno di un e-vento, che si manifesta sempre più in tempo reale, interessando e coinvolgendo tutti i protagonisti (stakeholder activism), che sarà sempre più difficile separare tra attori e spettatori. Questa è la realtà e questo è il tempo che siamo de-stinati a vivere. Adesso! Angelo Giubileo

martedì 27 novembre 2012

Germany has prescribed Austerity for Europe while undertaking extensive Fiscal Stimulus at Home — Social Europe Journal

Germany has prescribed Austerity for Europe while undertaking extensive Fiscal Stimulus at Home — Social Europe Journal

Is Egypt on its Way to a new Dictatorship? — Social Europe Journal

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Is Britain sliding into an EU Exit? — Social Europe Journal

Is Britain sliding into an EU Exit? — Social Europe Journal

Claudio Bellavita: Un bel problema per Bersani

Un bel problema per Bersani Di tanti commenti che ho letto ieri, nessuno ha sollevato la prima cosa che è venuta in mente a me, quindi è probabile che sia io che non capisco niente di politica, e faccio appello ai vecchi amici e compagni perchè me lo spieghino... Insomma, secondo me il problema del ballottaggio ce lo ha, e bello grosso, proprio Bersani. Perchè se lui si allea con Vendola per vincere meglio le primarie ( e Vendola per rinfrancare le sue deluse truppe ci batte la grancassa), poi perde le elezioni, con il pd in un disastro epocale , con un rischio Grillo primo partito e noi a chiedere l'aiuto della Grecia... Perchè queste primarie han chiarito che Renzi aumenta la partecipazione, perchè porta a votare gente che non è mai stata di sinistra ma vuole un paese ben governato che esca dalla crisi, mentre Vendola, il sindacato e il 90% dell'apparato PD, schierato per sopravvivere , portano a votare sempre i soliti pochi, quelli spaventati di perdere la connotazione di sinistra cui sono abituati da sempre, e che da sempre li ha portati a perdere le elezioni, o a perdere i governi organizzati in base al teatrino della politica, da Diliberto a Dini e Mastella. Insomma, Bersani più Vendola perdono le elezioni, o al massimo fanno un Prodi 3, che sta attaccato per poco, non riesce a combinare niente, paralizzato dai contrasti interni, e relega il PD a essere solo una delle componenti del teatrino della vecchia politica che ha stufato gli italiani. Bersani e Renzi insieme invece vincono bene le elezioni, forse anche con una maggioranza che consente di fare delle riforme, ci liberano dei dinosauri, mettono in un angolo la sinistra che non si aggiorna dal 1970, che non ha mai realizzato una riforma ma le ha criticate tutte, che è solo brava a distribuire le etichette di chi è di sinistra doc, docg, o neanche IGT. A quelli che seguono Vendola ( e che per fortuna sono meno del previsto, forse anche perchè divisi da quelli che partecipare alle primarie è un compromesso col nemico..)va benissimo cosi': meglio fare testimonianza che governare; meglio perdere le elezioni che dover imbarcare Casini. (Renzi non imbarca Casini, ma gli porta via i voti, qualcuno lo porta persino a votare alle primarie, nel sacro tempio di Salomone..che sia anatema!), meglio considerare l'Europa un nemico da combattere e non il nostro paese, dove dobbiamo cercare degli alleati e non scomunicarli se non si lasciano egemonizzare...proprio da noi!!!.... Sono 100 anni (congresso di Reggio Emilia del PSI) che i massimalisti seguono questa strada, che non ci ha mai dato niente...se non tante verbosità spacciate per verità rivelate. In conclusione, preparate pure la Fatwa, io sono per un governo Bersani, con Renzi ministro delle riforme, e i due che si mettono d'accordo sul nome di una compagna come segretaria del PD al congresso.

Vittorio Melandri: Socialismo, parola antica della politica moderna

Due visioni del presente, una pessimistico-realista, l’altra ottimistica e speranzosa Senza maligna avversione, ma solo con tanta partecipe compassione e malinconia, i peana che in queste ore si levano a celebrare i tre milioni e passa di cittadini che hanno segnato il passaggio dal partito di D’Alema e Veltroni, Marini e Rutelli, a quello di Bersani e Renzi, Fioroni e Franceschini, mi suggeriscono di paragonare quei tre milioni, ai ventimila migranti abbarbicati allo scafo della Vlora, che sbarcati a Bari l’8 agosto del 1991 credevano di essere …… arrivati. Leggendo il pezzo che Alberto Statera dedica, su la Repubblica di oggi 27 novembre, all’uscita del libro intervista di Massimo Mucchetti a Cesare Geronzi, mi sono trovato a scorgere un ritratto quanto mai lucido ed efficace del “mare” nel quale ci troviamo ancora tutti a navigare, noi cittadini italiani, ed ovviamente anche quelli di noi che vorrebbero essere, oltre che sentirsi, cittadini europei e del mondo. Sia quelli che come me, pensano che siamo ancora in mare aperto, sia quelli che si illudono che scegliendo domenica Bersani (consigliato da Paola De Micheli sic…), o Renzi (consigliato da Roberto Reggi ri-sic….), si possa sbarcare a ….. terra. Parafraso un poco e ne ricavo la descrizione di un mare fatto delle….. «…infinite magagne della Prima e della Seconda Repubblica, segnato ad un tempo dalle onde della politica e dell’alta finanza, che si susseguono alle bonacce e financo alle morte gore delle banche e degli incesti societari; un mare dove scorrono sinuose le correnti dei miliardi e del sottogoverno, sia quelle calde dei conflitti d’interesse e delle grassazioni, e delle massonerie, sia le correnti gelide degli intrighi di Santa Romana Chiesa. Un mare reso ancor più insidioso da quegli iceberg semisommersi che si chiamano centri di potere della finanza, e da dove è quasi impossibile scorgere una costa amica che assomigli anche alla lontana ad una politica industriale, un mare nel quale si incontrano invece sirene dal canto ammaliatore e perfidamente infido, l’alta burocrazia e quegli apparati, compresi gli alti gradi delle forze armate e dei servizi, custodi di legami e solidarietà trasversali, che danno accesso alla politica e l’accademia, e attraverso le “colonne d’Ercole”, alle ampie relazioni che consentono di navigare anche nell’oceano che si estende, apparentemente infinito, “di là da questo”.» Poiché mi si accusa di essere solo critico-depresso, dopo aver citato il “caso Vlora”, espongo una visione più dolce di quanto emerso in queste ultime ore. Ho sentito Pierluigi Bersani da Fabio Fazio fare una affermazione invero impegnativa. Bersani ha riconosciuto che…… SOCIALISMO È la parola più antica della politica moderna. Parola che, anche ad onta di troppi socialisti alla Frattini (giusto per fare un nome ed intendersi) coincide da sempre con un’altra parola antica della politica moderna. SINISTRA Entrambe sono parole inscindibili dalla triade….. LIBERTÀ UGUAGLIANZA FRATERNITÀ Che a loro volta, si possono declinare solo in continuità, anzi in assoluta assenza di soluzione di continuità, con la parola LAICITÀ Tutto il resto, come l’intendenza, viene dopo, anche le più legittime ed oneste “frazioni” comuniste, in libera uscita dalla dittatura del proletariato, e quelle popolari, in libera uscita dalle parrocchie. vittorio melandri

lunedì 26 novembre 2012

Angelo Giubileo: Capitalismo senza futuro (o del futuro della politica)

25 nov 2012 Invito alla lettura Capitalismo senza futuro (o del futuro della politica) Nel suo ultimo saggio Emanuele Severino sostiene che “il capitalismo va verso il tramonto non per le contraddizioni che il marxismo ha creduto di trovarvi, ma perché l’economia tecnologica va emarginando l’economia capitalistica”. Nel suo ultimo saggio, Capitalismo senza futuro, Emanuele Severino ripropone la tesi del superamento del Capitalismo ad opera della Tecnica, termini che lui propone con la maiuscola, sottolineando in particolare che “il capitalismo va verso il tramonto non per le contraddizioni che il marxismo ha creduto di trovarvi, ma perché l’economia tecnologica va emarginando l’economia capitalistica”. E tuttavia, quest’oltrepassamento è, dal filosofo, ascritto anch’esso nel de-stino della Follia dell’Occidente, in quanto non escluderebbe la realtà del rovesciamento di mezzo e scopo. In altri termini, il filosofo ritiene che sia impossibile, anche per la Tecnica, eliminare la contraddizione che rende l’uomo folle e che viceversa può essere eliminata solo mediante il possesso certo della Verità. L’opera ultima di Severino è, direi, tra le sue, una tra quelle di più facile lettura, senz’altro al passo con i tempi di crisi che stiamo vivendo, tempi che testimoniano il passaggio, per così dire, da una globalizzazione politica ad una economica e da questa ad una tecnologica, solo in parte già presente. Quel che mi divide dal giudizio di Severino, è la possibilità che l’uomo sia o possa trovarsi nella certezza della verità, come egli viceversa afferma da tempo, senza tuttavia riuscire a renderne mai esplicito il contenuto; tanto che il termine stesso, verità, assume una valenza del tutto tautologica e resta pertanto privo di qualsi-voglia contenuto. Ma c’è di più: a tale proposito, sulla scia del tentativo di Hilbert, posto che la realtà sia identificabile, anche solo attraverso i numeri, cosa che peraltro rende superfluo l’uso di ogni altro linguaggio tradizionale, i due teoremi dell’incompletezza di Godel dimostrano una volta per tutte che: a) all’interno di un sistema formale una proposizione non è dimostrabile né refutabile, cioè vera b) se un sistema formale è coerente è impossibile dimostrare questa proprietà; se è incoerente, la dimostrazione è viceversa sempre possibile, quasi per definizione del termine (stesso) incoerente. Se come dice Severino, e qui mi trova d’accordo, “l’Apparato planetario della tecno-scienza non produce soltanto il deperimento dell’esser uomo, ma ne è anche l’inveramento supremo”, allora si deve (e non si può), a mio giudizio, dire che l’uomo, costretto nel proprio isolamento dalla terra, persegue attraverso il mezzo della Tecnica lo scopo supremo dell’Apparato, ovvero il paradiso della Tecnica. E la divergenza, da teorica, si fa senz’altro più concreta, allorquando sempre Severino afferma che “gli scopi degli individui non riescono a essere autonomi e indipendenti rispetto alle grandi prospettive e ideologie che hanno guidato il mondo, ma s’inscrivono all’interno di esse; e quindi anche gli scopi individuali sono destinati a mettersi essi a disposizione dell’Apparato della Tecnica”. E invece, la realtà odierna sembra poter dimostrare già oggi esattamente il contrario, se è vero che, avviate a scomparsa prima le ideologie religiose e poi quelle politiche del secolo scorso, il mondo stesso della politica, ancora in larghissima parte orientato dai capitali dell’economia e sempre più della finanza internazionale, dimostra in qualche sia pur lieve misura di poter essere governato anche attraverso l’uso dei mezzi che la tecnologia rende già ora solo in minima parte disponibili a tutti. E’ questo, ritengo, il significato più profondo che si nasconde, solo per fare un esempio, dietro l’elezione per la prima volta di Barack Obama a presidente degli Stati Uniti. Ma, per tornare alle piccolissime cose di casa nostra, secondo l’espressione spesso usata da Severino, tutto questo c’è anche nel sottosuolo della contrapposizione di personaggi come Matteo Renzi all’apparato della vecchia organizzazione di partito, ancora pervasa da una nietzschiana volontà (ideologica) di (pre)potenza, così come c’è nella rapida ascesa del movimento Cinquestelle. E, in entrambi i casi, è del tutto evidente che nessuno dei sostenitori pensa di agire in nome di un’idea o per uno scopo che in qualche modo poi non gli appartenga.

Lanfranco Turci: Prime valutazioni

PRIME VALUTAZIONI Premetto che ho un forte mal di stomaco per il risultato complessivo. Mal di stomaco accentuato vedendo ieri al seggio in un comune del modenese come il mio il pareggio B-R e Vendola schiacciato. Dato che si riduce a livello provinciale e regionale, ma che non toglie il grande risultato di R nelle regioni rosse e in generale nel nord. Fatto lo sconto al flusso che sicuramente c'è stato di elettori ex C-D arrivati alle primarie per la crisi verticale del C-D e per il richiamo ex DC, ( un test: a lastra a signa comune rosso toscano vince Renzi e votano 2500 persone contro il massimo di prodi con 1500 persone ), fatto lo sconto per l'insofferenza verso il continuismo di apparato che in queste regioni ha sempre meno appeal e produce prestazioni calanti, ( continuismo che bersani rappresenta appieno e che non rimuove con la spolverata socialdemocratica) ; resta il fatto che il 37/40% dei voti di ieri è andato a un mix di moderatismo modernizzante, vagamente antipolitico e chiaramente ostile a ogni idea, anche la più vaga di socialismo ( non nel senso di richiamo al Psi storico, ma nel senso di direzione di marcia per uscire da questa crisi ). Questo vuol dire che dove Renzi è più forte l'elettorato di centro sinistra resta più legato a una idea del cambiamento molto al di sotto della drammaticità della crisi e non lontana dall'agenda Monti. Questo fa riflettere sulle difficoltà che abbiamo di fronte. Poi occorrono più dati di quelli finora disponibili ( per es. l'affluenza ) per capire il voto del sud, dove chiaramente i discorsi liberal-modernizzanti hanno meno appeal, dove c'è un voto migliore per Vendola e dove occorre capire il risultato di Bersani.

Europe needs Leadership with Vision — Social Europe Journal

Europe needs Leadership with Vision — Social Europe Journal

Mezzogiorno and the Crisis: The Impact of the Recession on Regional Unemployment Differentials — Social Europe Journal

Mezzogiorno and the Crisis: The Impact of the Recession on Regional Unemployment Differentials — Social Europe Journal

« Ponti per l’Europa – Mario Ricciardi – Beni comuni e bene comune mondoperaio

« Ponti per l’Europa – Mario Ricciardi – Beni comuni e bene comune mondoperaio

domenica 25 novembre 2012

BERSANI A STELLA: LE RADICI VIVE DEL SOCIALISMO SONO LA FORZA DELL'OGGI VERSO IL DOMANI

PRIMARIE. BERSANI A STELLA: LE RADICI VIVE DEL SOCIALISMO SONO LA FORZA DELL'OGGI VERSO IL DOMANI sabato 24 novembre 2012 Pier Luigi Bersani, candidato alle primarie del centro sinistra, ha scelto come tappa conclusiva della sua campagna elettorale Stella San Giovanni il piccolo borgo ligure arrampicato sulle colline sovrastanti Savona dove, il 25 settembre del 1896 nacque Sandro Pertini. Prima l'incontro con Riccardo Nencini e con il sindaco socialista di Stella Marina Lombardi poi la visita alla casa natale di Sandro Pertini e al piccolo museo a lui dedicato e gestito dalla locale Associazione Pertini a cui ha fatto seguito, nello spazio antistante la casa, dopo un indirizzo di saluto di Nencini, un breve ma significativo discorso di cui pubblicamo un'ampia sintesi: "Mi avrete sentito dire forse altre volte che non si possono avere foglie nuove se si tagliano le radici. Se uno ha l’impressione di vedere foglie nuove sull’albero avendo tagliato le radici sono le foglie degli altri, non le sue. Quando dico questo nella mia testa non c’è una storia recente o di partiti che abbiamo alle spalle, ma un’antica vicenda che credo sia appunto il luogo dove si sono formate le nostre radici e faccio riferimento a quando Pertini muove il moto di solidarietà, di autodeterminazione, di emancipazione dei lavoratori che diedero una mano enorme proprio con le loro battaglie ad unificare questo Paese”. Qui in queste radici lontane, ma sempre vive c’è l’orgoglio di una parola: socialismo. La più antica parola della politica italiana e credo che sia giusto ricordare questo e quella lontana origine che si affiancò ad una tradizione popolare e che diede vita ai concetti di fondo sui quali viviamo ancora oggi come progressisti italiani: l’idea profonda per cui se un debole, un lavoratore o una persona del popolo ottiene una conquista per sé immediatamente gli viene in mente che deve essere utile per tutti. Queste sono le radici dove c’è dentro il concetto di uguaglianza e sono la forza dell’oggi verso il domani. Questi valori sono quelli che possono tirarci fuori dalla situazione in cui siamo oggi. Perché l’idea dell’uomo solo al comando, di fare arricchire uno che poi viene seguito da tutti gli altri, queste idee balzane non ci portano da nessuna parte. L’eccesso di disuguaglianza ha creato questa crisi e uguaglianza è una parola che risponde ad un sentimento, ma anche ad un esigenza dell’economia. Voglio dire una parola a proposito anche del luogo nel quale siamo, dove oggi sono venuto per la prima volta. Io nel lanciare queste primarie ho scelto uno slogan: ‘Il coraggio dell’Italia’ perché penso che davanti a questa situazione molto difficile, molto complessa, inedita dal dopoguerra ad oggi, l’Italia deve dare fondo al suo coraggio, quello che ha dimostrato in momenti anche difficili. Deve risvegliare le sue energie, metterci convinzione, audacia, coraggio e io credo che una figura come quella di Pertini segnali come nessun’altra che cos’è il coraggio. Coraggio che a vent’anni ha mostrato da soldato semplice come usava allora per i socialisti. Con la mia presenza qui ho voluto anche rendere omaggio alle antiche radici del popolarismo italiano nella sua grande ispirazione socialista. La parola socialista è la più antica parola della politica italiana e ha dato origine ad un grande processo di emancipazione 120 anni fa. Credo che quei valori siano oggi ancora vivi, soprattutto per quanto riguarda l’economia: perché troppe differenze sociali non fanno girare la ruota e non fanno bene".

Di rigore si può anche morire - Laboratorio di politica - ComUnità - l'Unità

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La Grecia è il simbolo della fallimentare paralisi della Ue | Gad Lerner

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I beni comuni tra diritto e società | Economia e Politica

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Altro che spread, la vera emergenza è la disoccupazione | Economia e Politica

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L'Uruguay del Frente Amplio Carmilla on line ®

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Catalogna, un voto in giallorosso che segnerà il futuro dell’Europa « cambiailmondo

Catalogna, un voto in giallorosso che segnerà il futuro dell’Europa « cambiailmondo

63.000 miliardi di dollari

63.000 miliardi di dollari

IL CASO FIAT

IL CASO FIAT

venerdì 23 novembre 2012

Roberto Biscardini: Lettera ai compagni

LETTERA AI COMPAGNI Care compagne e cari compagni le ragioni che mi avevano convinto a candidarmi alle primarie della Regione Lombardia erano tre: liberare la Regione da incrostazioni di potere e interessi che hanno governato ininterrottamente per 17 anni; ridare forza, centralità e dignità alla cultura riformista e socialista; terza, la necessità di costruire una grande alleanza popolare affinché il centrosinistra potesse vincere in Lombardia. Il sostegno e l’entusiasmo che è stato manifestato dai compagni e dagli amici in queste settimane, a cui vanno i miei più sentiti ringraziamenti, ha rafforzato la posizione politica dei socialisti nella coalizione e ci ha consentito di confrontarci con Umberto Ambrosoli sulle prospettive politiche e i programmi. In seguito a questo confronto, ho deciso di non presentare la mia candidatura alle primarie sostenendo da oggi la sua candidatura, convinto che Ambrosoli sia il candidato più adatto per raggiungere l’obiettivo di vincere in Lombardia, facendosi carico di quei valori di libertà, equità e responsabilità che sono parte fondamentale della cultura socialista e riformista. Ancora grazie per il vostro appassionato e fondamentale sostegno. Un fraterno saluto Roberto Biscardini

Commenting on Scenarios for the Eurozone — Social Europe Journal

Commenting on Scenarios for the Eurozone — Social Europe Journal

Inequality is Killing Capitalism — Social Europe Journal

Inequality is Killing Capitalism — Social Europe Journal

Umberto Ambrosoli ad Affaritaliani.it: "Sanità pubblica o privata? Niente pregiudizi, ma controlli rigorosi. Si possono anche levare accreditamenti". E sul padre: "Essere figlio di un eroe non basta per governare" - Affaritaliani.it

Umberto Ambrosoli ad Affaritaliani.it: "Sanità pubblica o privata? Niente pregiudizi, ma controlli rigorosi. Si possono anche levare accreditamenti". E sul padre: "Essere figlio di un eroe non basta per governare" - Affaritaliani.it

Renzo Penna: Il rapporto della Banca mondiale sul clima

WORLD BANK: RAPPORTO SCONVOGENTE SUL RISCALDAMENTO DELLA TERRA di Renzo Penna Tutta incentrata sulle cause e gli effetti della crisi economica, la lunga campagna per l’elezione del Presidente degli Stati Uniti ha completamente trascurato la lotta al cambiamento del clima e le conseguenze dell’effetto serra sul riscaldamento globale. Ci ha pensato però, nei giorni che hanno preceduto il voto, il ciclone tropicale Sandy che, interessando questa volta direttamente New York e abbattendosi con particolare violenza su Manhattan e Brooklyn, ha rimesso il tema al centro dell’attenzione generale. E, con ogni probabilità, ha anche favorito la riconferma di Barak Obama il quale, appena rieletto, è tornato, per la prima volta dopo anni, a parlare di lotta ai cambiamenti climatici. Ma l’onda di marea che ha interessato la costa orientale del Nord America, così come le recenti violente piogge e gli allagamenti che hanno riguardato la Toscana e il centro della nostra Penisola, potrebbero rappresentare solo una pallida anticipazione di quello che ci attende secondo le risultanze dell’ultimo rapporto della World Bank. La relazione della Banca Mondiale esamina infatti i rischi legati ad un riscaldamento climatico previsto di 4 gradi C entro la fine del secolo. A lanciare l’allarme non sono, questa volta, gli scienziati dell'IPCC o di qualche associazione ambientalista, ma il cuore del gotha economico mondiale che ha costruito i dati e avvertito le nazioni e i governi sugli effetti disastrosi della mancanza di iniziative. Il rapporto segnala che: “senza misure concrete di lotta contro il cambiamento climatico, la comunità internazionale potrebbe subire le conseguenze catastrofiche dell’aumento della temperatura media, compreso onde di calore estremo, un calo degli stock mondiali delle derrate alimentari ed un innalzamento del livello dei mari che riguarderebbero centinaia di migliaia di persone”. In prospettiva sono minacciate tutte le regioni del pianeta ma i poveri, si sostiene: “ sono quelli che soffriranno di più”. Gli impegni attuali di riduzione delle emissioni di gas serra sono giudicati dallo studio insufficienti e, viene evidenziato, non permetteranno di attenuare che in parte l’aumento della temperatura media. Il quadro che emerge e le conclusioni cui giunge “Turn Down the Heat” sono davvero molto preoccupanti. Di seguito le principali conseguenze dovute all’aumento delle temperature. Le ondate di calore estremo - In condizioni normali queste dovrebbero avvenire una volta ogni centinaio di anni, avverranno quasi ogni estate in molte regioni. La loro incidenza non sarà ripartita uniformemente. Gli aumenti di temperature più importanti riguarderanno le aree terrestri con variazioni da 4 a 10 gradi centigradi. Dovremmo aspettarci degli aumenti di 6° C delle temperature mensili estive medie nella regione Mediterranea, in Africa del Nord, nel Medio Oriente ed in alcune parti degli Stati Uniti d'America. Innalzamento del Livello del mare - Entro il 2100 si assisterà verosimilmente ad un aumento da 0,5 ad 1 metro del livello medio dei mari. Alcune delle città più vulnerabili a questo fenomeno sono situate in Mozambico, Madagascar, Messico, Venezuela, India, Bangladesh, Indonesia, Filippine e Vietnam. Le regioni più vulnerabili si trovano nelle zone tropicali, subtropicali e polari, dove molteplici impatti rischiano di addizionarsi. L'agricoltura, le risorse idriche, la salute umana, la biodiversità ed i servizi ecosistemici saranno con ogni probabilità gravemente colpiti. Queste ripercussioni produrranno vaste “migrazioni” di popolazioni. L'acidificazione degli oceani - Le barriere coralline sono molto sensibile alle variazioni di temperatura dell'acqua. Il rapporto avverte che: “attualmente, si pensa che i livelli di riscaldamento raggiungeranno gli 1,4° C nel 2030”. Per effetto di ciò le barriere coralline potrebbero smettere di crescere e iniziare a dissolversi. Questo sarebbe il risultato di oceani che diventano più acidi come risultato delle elevate concentrazioni di CO2. Determinando profonde conseguenze per le persone che dipendono da loro per cibo, reddito, turismo e protezione della fascia costiera. Calo delle rese agricole e delle risorse idriche - Quattro gradi centigradi in più significheranno un calo delle rese agricole in tutto il mondo, con gravi rischi per la futura sicurezza alimentare. Secondo la Banca Mondiale le zone colpite dalla siccità aumenterebbero dal 15,4% dell’attuale terreno agricolo globale a circa il 44% entro il 2100. Le regioni più colpite nei prossimi 30-90 anni saranno probabilmente l'Africa meridionale, gli Usa, l'Europa meridionale e il Sud-Est asiatico. In Africa, il rapporto prevede che, con un aumento delle temperature di 5° C, il 35% del terreno agricolo diventerà scarsamente idoneo all'agricoltura. Il rapporto individua rischi gravi per le incidenze negative sulla disponibilità di acqua, in particolare nel nord e nell'est dell'Africa, in Medio Oriente e nell'Asia meridionale. “Bacini idrografici, come il Gange e il Nilo - si sostiene - sono particolarmente vulnerabili. In Amazzonia, gli incendi boschivi potrebbe raddoppiare entro il 2050. Il mondo perderebbe così diversi habitat e specie con un 4° C di riscaldamento”. Global warming - Secondo il rapporto della Banca Mondiale il verdetto scientifico è senza appello: “le attività umane sono responsabili del riscaldamento del pianeta e questo riscaldamento si sta già traducendo in cambiamenti osservabili. La temperatura media globale non cessa di aumentare, supera attualmente di circa 0,8° C i livelli preindustriali”. Benché un riscaldamento del pianeta di 0,8° C possa apparire insignificante, il rapporto sottolinea che: “un aumento da 0,8 a 2,0° C porrà dei rischi molto importanti. Mentre un aumento della temperatura media del pianeta di 4° C si avvicina a delle variazioni storiche conosciute. Sappiamo che un calo della temperatura media globale tra i 4,5 ed i 7° C è stato all'origine dell'ultima era glaciale, periodo durante il quale la maggior parte dell'Europa centrale e del nord degli Usa è stata ricoperta da una coltre di ghiaccio di diversi chilometri di spessore. Ora, gli attuali cambiamenti climatici, indotti dalle attività umane, si misurano non su millenni ma su un secolo”. Ma il rapporto della World Bank dice anche che l'aumento di 4 gradi non è inevitabile: “L'adozione di politiche di sviluppo sostenibile potrebbero in effetti permetterci di limitare il riscaldamento planetario a meno di 2 gradi, cioè la soglia fissata dalla comunità internazionale, sapendo che già tale limite fa correre all'ambiente ed alle popolazioni umane dei rischi non trascurabili”. Il Gruppo della Banca Mondiale aggiunge poi che le sue iniziative sulla crescita verde e solidale: “hanno portato a concludere che un utilizzo più efficace e più intelligente dell'energia e delle risorse naturali potrebbe permetterci di ridurre radicalmente l'impatto dello sviluppo sul clima, senza per questo rallentare gli sforzi della lotta contro la povertà o la crescita economica”. E' indubbio che “Turn Down the Heat” rappresenti nei fatti una sorta di autocritica per quanto fatto fino ad oggi dalla Banca Mondiale, infatti tra le possibili iniziative ne cita alcune che sono una vera e propria svolta rispetto ad approcci e politiche precedenti: a) il migliore utilizzo di più di 1.000 miliardi di dollari attualmente dedicati alle sovvenzioni per lo sfruttamento dei combustibili fossili dagli effetti perversi sull'ambiente; b) tener conto del valore del capitale naturale nei bilanci nazionali; c) l'aumento delle spese pubbliche e private dedicate alla "infrastruttura verde" ed ai sistemi di trasporti pubblici urbani progettati per minimizzare le emissioni di carbonio e per massimizzare la creazione di posti di lavoro e l'accesso ai servizi; d) l'appoggio ai regimi internazionali e nazionali di determinazione dei prezzi del carbonio e di scambio dei diritti di emissione; e)l'aumento del rendimento energetico, in particolare negli edifici, ed una migliore condivisione dell'energia rinnovabile prodotta. Tutte buone politiche che farebbe bene ad attuare anche il nostro governo ed ancor più quello che verrà dopo le elezioni della prossima primavera. Alessandria, 22 novembre 2012

Martin Schulz: Discorso sul budget dell'UE

EN, DE (original), FR Speech by the President of the European Parliament Martin Schulz to the European Council on the EU budget framework 2014-2020 Brussels - 22 November 2012 - check against delivery - Ladies and gentlemen, You have some very difficult negotiations ahead of you today. The lines of disagreement between you run deep. Please allow me, therefore, to remind you of one thing: the decisions you take today will shape the European Union of tomorrow. Europe is living through hard times; some countries are sliding ever deeper into recession, unemployment and poverty have reached record levels. Many of our Member States are under enormous pressure to make savings. I understand that against such a background it may at first sight appear irresponsible and illogical to call for an increase in the EU budget. The reverse is true, however: advocating cuts in the EU budget may be popular, but it is hugely irresponsible. If Europe is finally to find a way out of the crisis, then we must recognise that the EU budget is not part of the problem, but part of the solution. In the resolution it adopted in October by an overwhelming majority of 517 of its Members the European Parliament made its position on the Multiannual Financial Framework 2014-2020 clear once again. On behalf of my colleagues, I have come here today to explain that position to you in person. We, the representatives of the peoples of Europe, are categorically opposed to the freezing of the EU budget, let alone to cuts in that budget. The reason is simple: we know that the EU budget is the most powerful force for growth in Europe. Even more so at this time of crisis, Europe needs the EU budget in order to invest in growth. In order to create jobs. In order to support the Member States in their efforts to make the structural adjustments which are now essential to address the problems of declining competitiveness and rising unemployment and poverty in particular. We need a properly funded EU budget to supplement national efforts, because an EU budget which is specifically designed to complement national budgets – by channelling EU funding to precisely those areas where the Member States are making cuts – generates tangible added value for ordinary people. I share the view that money alone is not the solution to structural problems. However, we must acknowledge the consequences of the austerity policies implemented over the last two years: Europe is sliding into recession. Today, 25.8 million people in Europe are unemployed. There is no escaping one simple fact: the focus on austerity to the exclusion of all else is not working. Now, at long last, Europe needs growth, not least because growth is the best way to reduce debt. Ladies and gentlemen, Much of the opposition to a realistic EU budget stems from three misconceptions. First misconception: the EU budget is not money for Brussels, the EU budget is money for ordinary people in Europe. As much as 94% of our budget is channelled directly back to the EU Member States or invested in measures to help us achieve our foreign policy priorities. Cuts in EU funding – for example in the areas of regional policy, rural development, transport policy, infrastructure policy or the Erasmus Programme – would not be made up elsewhere, for example by increases in national funding. Let us be clear about this: these are real cuts which will affect EU citizens! At the most recent meeting of the ‘Friends of Cohesion’, Prime Minister Robert Fico provided some striking examples of just how counterproductive these cuts could be. Slovakia receives money for transport infrastructure projects from the Cohesion Fund. With the aid of that money, roads are built and trains are ordered, by and from firms in other EU Member States. Examples such as these should bring home to us the fact that dividing the Member States into net contributors and net recipients no longer makes sense. The EU budget is not a zero-sum game in which one country wins what another loses. Instead, synergies are generated which benefit the net contributors as well. Chancellor Merkel, I don’t need to remind you of the importance of expanding the broadband network in your home region of Mecklenburg-Vorpommern, work made possible by EU funding. On closer inspection, therefore, the apparent contradiction between rural development policy and the Connecting Europe Facility disappears. Prime Minister Andrus Ansip has told me that even now 10 years after his country joined the EU Estonia still has better transport and infrastructure links with Russia than it does with other EU Member States. Setting aside any political judgments, it would be an act of simple economic common sense to improve transport infrastructure in the internal market - for the benefit of everyone. Second misconception: the EU budget is not too big. On the contrary: it amounts to only 2% of total government spending in the EU. In other words, taken together the Member State budgets are 50 times larger than the EU budget. Nevertheless, the EU budget has an enormous leverage effect: every euro invested by the EU attracts an average of between two and four euros in additional investment. Third misconception: the EU budget has not grown too much. Between 2000 and 2010, Member State budgets increased by 62%, but the EU budget rose by only 37%. Even since 2008, when the crisis started, total government spending in the Member States has increased by an average of more than 2%. The EU budget can in no way be said to have exploded; over the last 15 years, it has in fact diminished in size by comparison with national budgets. Even Parliament’s role in the debate on own resources is sometimes portrayed as nothing but an attempt to secure a de facto power to tax so that it can increase the budget as it sees fit. This is simply untrue. All we want to do is finally bring the own resources system outlined in the 1957 Treaties of Rome to fruition, in order to put a stop to the tiresome arguments which pit net contributors against net recipients. At previous summits I have already made it clear, on behalf of the European Parliament, that progress towards the establishment of a genuine own resources system is a prerequisite for our approval of the MFF. Some people now seem to be asking the EU to square the circle: perform ever more tasks with ever fewer resources. Here, the gulf between ambition and reality has long been a wide one. In recent years, decisions taken in the European Council have conferred a series of additional tasks on the Union. At the same time, however, some of you want to deny us the funding we need to carry out those tasks. An ambitious EU needs an ambitious budget. High-quality, effective administration is impossible without proper funding. The proposals currently doing the rounds for a drastic cut in administrative expenditure can no longer be described as an adjustment - they are quite simply punitive. Is this really the way we want to go? You should understand that freezing or cutting the EU budget means abandoning the Europe 2020 Strategy. Not every ‘compromise’ is necessarily a satisfactory result. The European Parliament will not approve just any agreement, therefore. The further your compromise proposal departs from the Commission proposal, the likelier it is to be rejected by the European Parliament. Europe 2020 is more than just a kind of government programme for the EU; the main objective of that strategy – fostering growth and employment – must be our number one priority today. It follows, therefore, that we need investment in education, in measures to promote the knowledge society, in research, in small and medium-sized firms and in new technologies. Small and medium-sized firms are the key drivers of economic growth, competitiveness, innovation and job creation. These firms would be the biggest losers if drastic cuts were to be made to the EU budget. The association Business Europe has therefore already made an urgent plea: Europe needs a budget which reflects the challenges of the future – a budget which invests in growth. Cohesion policy is, par excellence, a strategic investment instrument for sustainable growth and competitiveness, one which evens out macro-economic imbalances over time and fosters cohesion. Prime Minister Pedro Passos Coelho, whose country is one of the Troika’s star pupils, has said that his country would be the first to feel the impact of cuts in the area of cohesion policy, since without that funding its growth prospects would be much less rosy. At the June Summit you reached agreement on a Growth Pact which recognises the leverage effect of EU funding. Unfortunately, little has been done to put that decision into practice. The time has now come for you to translate your words into actions and endow the Growth Pact with the resources it needs. Ladies and gentlemen, At past summits I have drawn attention to the ‘lost generation’ which is emerging in Europe. More than half the young people in countries such as Spain and Greece are already unemployed. Throughout Europe, young people are stuck in a hopeless spiral of unpaid traineeships and temporary contracts. Combating youth unemployment is our primary duty, and this will also be an issue in the forthcoming budget negotiations: will we still have enough money for the Erasmus Programme and the European Youth Guarantee? Ladies and gentlemen, Five hundred and seventeen MEPs are not alone in calling on you to reach agreement on a responsible EU budget. In recent weeks I have received innumerable letters from ordinary members of the public. Only last week a petition was handed over to me which had been launched by 44 Nobel prize winners and six winners of the Fields Medal and signed by more than 130 000 young scientists and which contained an urgent warning about the dangers of cutting spending in the area of research and technology. According to the petitioners, if we do that we risk losing an entire generation of young, talented scientists, what is more at a time when Europe needs innovation more than ever in order to keep up with its global competitors. The EU’s research policy is a genuine success, to the extent that we have even managed to reverse the exodus of talented young researchers out of Europe. A few weeks ago, during an official visit, I was shown around a research project which is a world leader in marker technology in the area of cancer prevention. Building on cooperation between public and private bodies, specially targeted regional fund resources have been used to create a world-class centre of expertise at the seat of the Slovak Academy of Sciences in Bratislava. The European Trade Union Confederation, ETUC, is also advocating an increase in the EU budget, in the interests of workers. It is doing so because it understands one thing very well: the EU budget is an indispensable tool for economic recovery. Environmental organisations are calling for the EU budget to take account of objectives in the area of sustainability and climate protection – that also costs money. The same is true of European development cooperation. At our last meeting, the singer with the band U2, Bono, urged me on behalf of the non-governmental organisation ONE to continue to campaign in favour of European development cooperation and to bring up this very topic with you, Prime Minister Cameron. Because you too, so Bono told me, are a proponent of European development cooperation. More than 110 000 Europeans have already signed an ONE petition calling for development cooperation spending to be safeguarded under the next MFF. As the umbrella organisation ‘Concord’ reminded me in a recent letter, European development cooperation costs only EUR 1.87 per EU citizen per month, but saves millions of lives. ‘Concord’ represents more than 1800 European NGOs and fears that in making disproportionate cuts in its budget the EU is seeking to evade its international responsibility for the poorest people on the planet. The fear that disadvantaged members of society will bear the brunt of the cuts is also fuelling the debate on the extension of the European Globalisation Adjustment Fund. The Fund helps workers made redundant as a result of plant relocations to retrain and find new jobs. The Fund is a crisis intervention instrument! Today, people need it more than ever! More than 100 eminent Europeans representing the arts, business and philosophy have published an open letter calling on you to make adequate funding available for the ‘Erasmus For All’ programme. All these examples illustrate the concerns ordinary people have that achievements in the areas of society, business, the environment and science, none of which would have been possible without funding from the EU budget, are now under threat. Like you, the European Parliament has called for a ‘better spending’ policy, sounder budget management on the basis of the principles of efficiency, effectiveness and economy, in particular in order to maximise synergies between EU aid programmes and national investment. We are also in favour of better spending because we want to see each and every euro that we do spend generate as much added value as possible. We also take the view that – for the moment – the retention of a seven-year MFF makes sense, because this period coincides with the timetable for the Europe 2020 Strategy and will provide the continuity of funding we need. We are also calling for mechanisms which offer the highest possible degree of flexibility, both between expenditure categories and from one financial year to the next. Only in this way can the budget be adapted to take account of changing political and economic circumstances. None of your governments would be able to work without the possibility of transferring surplus funds from one budget item to another – but you want to deprive us of precisely that flexibility. Finally, please allow me to make a remark about Yves Mersch, whose appointment to the ECB’s Executive Board you will probably confirm today. The European Parliament regarded it as a serious mistake to take such an important decision by means of a written procedure over a long weekend. When key positions are filled in the future, we expect you to observe the principle of gender parity. Ladies and gentlemen, In this room today there are friends of cohesion and friends of better spending. The two approaches are often seen as being irreconcilable and incompatible. This is not the case, however. The European Parliament’s position combines the two approaches. We are looking to you to negotiate a sensible compromise today. If you fail to do so, the European Parliament will not give its approval to the MFF, because some Member States are trying to use the MFF negotiations to alter very nature of the EU. The European Parliament is categorically opposed to any such change. The philosophy behind Europe is that States and peoples should create joint institutions to overcome joint challenges. All of us here in this room share that philosophy. If you deprive those institutions of the resources they need, however, you will be damaging Europe. Thank you for your attention. For further information: Armin Machmer Spokesperson Mobile: +32 479 97 11 98 Richard Freedman Press Officer Mobile: +32 498 983 239 * * * Sondergipfel zum Mehrjährigen Finanzrahmen 2014-2020 Martin Schulz, Präsident des Europäischen Parlaments Brüssel - 22. November 2012 - es gilt das gesprochene Wort - Sehr geehrte Damen und Herren, Sie haben heute sehr schwierige Verhandlungen vor sich. Die Konfliktlinien sind tief. Erlauben Sie mir deshalb, Ihnen eines in Erinnerung zu rufen: Sie stellen heute die Weichen für die zukünftige Entwicklung der Europäischen Union. Europa durchlebt harte Zeiten: Einige Länder stürzen immer tiefer in die Rezession, Arbeitslosigkeit und Armut sind auf Rekordniveau gestiegen. Viele unserer Mitgliedstaaten stehen unter enormem Spardruck. Ich verstehe, dass es in einer solchen Situation auf den ersten Blick unverantwortlich und unlogisch erscheint, eine Erhöhung des EU-Budgets zu verlangen. Aber das Gegenteil ist richtig: Eine Kürzung des EU-Budgets mag eine populäre Forderung sein, ist aber hochgradig unverantwortlich. Denn der EU-Haushalt ist nicht Teil des Problems sondern Teil der Lösung - damit Europa endlich aus der Krise herauskommt. Das Europäische Parlament hat in seiner von einer überwältigenden Mehrheit von 517 Abgeordneten getragenen Resolution im Oktober noch einmal eine deutliche Position zum Mehrjährigen Finanzrahmen 2014-2020 bezogen. Im Namen meiner Kolleginnen und Kollegen bin ich heute hier, um Ihnen die Haltung des Europäischen Parlaments zu übermitteln. Wir Volksvertreter sprechen uns klar gegen ein Einfrieren oder gar ein Kürzen des EU-Haushalts aus. Denn wir wissen: Der EU-Haushalt ist die größte wachstumsstimulierende Maßnahme in Europa. Europa braucht den EU-Haushalt gerade jetzt in der Krise: Um Investitionen in Wachstum zu tätigen. Um Arbeitsplätze zu schaffen. Um die Mitgliedstaaten dabei zu unterstützen, die aktuellen strukturellen Veränderungen anzugehen, insbesondere was den Verlust der Wettbewerbsfähigkeit, steigende Arbeitslosigkeit und Armut betrifft. Ein solider EU-Haushalt ist notwendig, um die nationalen Anstrengungen zu ergänzen. Denn ein EU-Haushalt, der komplementär zu den nationalen Haushalten aufgestellt ist - EU-Mittel dort eingesetzt werden, wo die Mitgliedstaaten kürzen - erzeugt einen konkreten Mehrwert für die Menschen. Ich teile die Auffassung, dass man mit Geld allein keine strukturellen Probleme löst. Aber wir müssen uns auch den Konsequenzen der seit zwei Jahren betriebenen Sparpolitik stellen: Europa rutscht in die Rezession. 25,8 Millionen Menschen sind heute in Europa arbeitslos. Wir müssen erkennen: Die einseitige Sparpolitik funktioniert nicht. Europa braucht endlich Wachstum. Zumal Wachstum auch die beste Maßnahme für den Schuldenabbau ist. Sehr geehrte Damen und Herren, dem Widerstand gegen einen realistischen EU-Haushalt liegen oftmals drei Missverständnisse zugrunde: Erstes Missverständnis: Der EU-Haushalt ist kein Geld für Brüssel, der EU-Haushalt ist Geld für die Menschen in Europa. 94 Prozent unseres Haushalts fließen direkt in die EU-Mitgliedstaaten zurück oder werden in unsere außenpolitischen Prioritäten investiert. EU-Mittel, die dem Rotstift zum Opfer fallen - etwa in der Regionalpolitik, bei der ländlichen Entwicklung, bei der Verkehrspolitik, der Infrastrukturpolitik oder dem Erasmus-Programm - würden ersatzlos gestrichen. Keinesfalls würden wegfallende EU-Gelder durch nationale Mittel ersetzt. Das muss hier offen angesprochen werden: Das sind Leistungskürzungen! Wie kontraproduktiv diese Leistungskürzungen sein könnten, das hat Ministerpräsident Robert Fico bei dem letzten Treffen der sogenannten Freunde der Kohäsion anschaulich erläutert. Die Slowakei erhält aus den Kohäsionstöpfen Geld für Verkehrsinfrastrukturprojekte. Es werden dann Strassen gebaut und Züge geliefert und zwar von Unternehmen aus Nettozahlerländern. Das zeigt anschaulich, dass der scheinbare Widerspruch von Nettozahlern und Nettoempfängern nicht besteht. Bei dem EU-Haushalt handelt es sich eben nicht um ein Nullsummenspiel, bei dem der eine gewinnt, was der andere verliert. Vielmehr entstehen Synergieeffekte, von denen gerade auch die Nettozahler profitieren. Frau Bundeskanzlerin Merkel, Sie wissen auch um die Bedeutung des Ausbaus des Breitbandnetzes in Ihrem Bundesland Mecklenburg-Vorpommern, der mit EU-Mitteln ermöglicht wurde. Der scheinbare Widerspruch zwischen der Entwicklung des Ländlichen Raums und der Connecting Europe Facility löst sich bei genauerem Hinsehen also auf. Premierminister Andrus Ansip hat mich darauf hingewiesen, dass die Infrastruktur Estlands zehn Jahre nach dem EU-Beitritt in Richtung Russland noch immer besser ausgebaut ist als Estland mit anderen EU-Mitgliedstaaten verbunden ist. Politisch möchte ich das nicht bewerten, aber es wäre ein Akt der wirtschaftlichen Vernunft, im Binnenmarkt die Verkehrsinfrastruktur zu verbessern - zum Gewinn aller. Zweites Missverständnis: Der EU-Haushalt ist nicht zu hoch. Im Gegenteil: Er entspricht nur zwei Prozent der Gesamtheit der staatlichen Ausgaben in der EU. D.h. die Summe der nationalen Budgets ist 50 Mal so groß wie das EU-Budget. Jedoch entwickelt der EU-Haushalt eine enorme Hebelwirkung: Jeder von der EU investierte Euro zieht im Schnitt zwei bis vier Euro an weiteren Investitionen an. Drittes Missverständnis: Der EU-Haushalt ist nicht zu stark gewachsen. Die nationalen Haushalte haben zwischen 2000 und 2010 um 62 Prozent zugelegt, der EU-Haushalt hingegen nur um 37 Prozent. Sogar noch nach 2008, also schon seit Beginn der Krise, sind die staatlichen Gesamtausgaben der Mitgliedstaaten insgesamt durchschnittlich um über zwei Prozent gestiegen. Der EU Haushalt ist keineswegs explodiert; im Vergleich zu den nationalen Budgets ist er in den letzten 15 Jahren sogar geschrumpft. Selbst die Debatte über Eigenmittel wird manchmal so dargestellt, als ginge es dem Parlament primär darum, über eine de-facto- Steuerhoheit unbeschränkt das Budget zu erhöhen. Dies ist nicht der Fall. Wir wollen das bereits in den Römischen Verträgen 1957 erwähnte Eigenmittelsystem endlich verwirklichen, um der leidigen Nettozahler gegen Nettoempfänger Polemik ein Ende zu setzen. Und ich habe an dieser Stelle im Namen des Europäischen Parlaments bereits darauf hingewiesen, dass Fortschritte bei der Schaffung eines echten Eigenmittelsystems für uns unabdingbar sind, um dem MFR zustimmen zu können. Was manche jetzt von der EU verlangen, ist die Quadratur des Kreises: Immer mehr Aufgaben mit immer weniger Mitteln zu erfüllen. Anspruch und Wirklichkeit passen hier schon lange nicht mehr zusammen. Sie haben der Union in den vergangenen Jahren durch Beschlüsse im Europäischen Rat eine Reihe zusätzlicher Aufgaben übertragen. Doch einige unter Ihnen verweigern uns gleichzeitig die notwendige Finanzausstattung. Eine ambitionierte EU braucht einen ambitionierten Haushalt. Eine hoch-qualitative und leistungsfähige Verwaltung braucht eine angemessen Finanzierung. Bei den jetzt kursierenden Vorschlägen einer drastischen Kürzung der Verwaltungsausgaben kann man nicht mehr von einer Anpassung sprechen - sie tragen zerstörerische Züge. Soll das wirklich die Zielrichtung der Diskussion sein? Wenn Sie den EU-Haushalt einfrieren oder kürzen wollen, dann sollten Sie konsequenterweise auch Abschied von der Europa 2020 Strategie nehmen. Nicht jeder "Kompromiss" ist notwendigerweise ein gutes Resultat. Das Europäische Parlament wird deshalb auch nicht jede Einigung billigen. Je weiter Sie sich in Ihrem Kompromissvorschlag vom Kommissionsvorschlag entfernen, desto wahrscheinlicher wird ein Scheitern Ihres Vorschlags im Europäischen Parlament. Europa 2020 ist ja nicht nur eine Art Regierungsprogramm der EU, das zentrale Ziel dieser Strategie - die Förderung von Wachstum und Beschäftigung - muss heute unsere oberste Priorität sein. Dafür brauchen wir Investitionen in Bildung, die Förderung der Wissensgesellschaft, Investitionen in Forschung, in kleine und mittelständische Unternehmen und in neue Technologien. Kleine und mittlere Unternehmen sind der wichtigste Motor für Wirtschaftswachstum, Wettbewerbsfähigkeit, Innovation und Beschäftigung. Gerade KMUs wären der große Verlierer bei dramatischen Kürzungen im EU-Haushalt. Die Unternehmerorganisation Business Europe appelliert deshalb eindringlich: Europa braucht einen Haushalt, der die Herausforderungen der Zukunft reflektiert - einen Haushalt, der in Wachstum investiert. Gerade die Kohäsionspolitik ist ein strategisches Investitionsinstrument für nachhaltiges Wachstum und Wettbewerbsfähigkeit, ein Instrument um makroökonomische Ungleichgewichte langfristig abzubauen und den Zusammenhalt zu fördern. Ministerpräsident Pedro Passos Coelho, dessen Land ein Musterschüler der Troika ist, hat erklärt, dass sein Land der Leidtragende einer gekürzten Kohäsionspolitik wäre, da sich ohne die Kohäsionsgelder die Aussichten auf Wachstum verdüstern würden. Auf dem Juni-Rat haben Sie einen Wachstumspakt beschlossen, der die Hebelwirkung von EU-Geldern anerkennt. Allerdings ist leider bei der Umsetzung noch nicht viel passiert. Jetzt müssen Sie den Worten Taten folgen lassen und den Wachstumspakt auch mit den notwendigen Mitteln ausstatten. Sehr geehrte Damen und Herren, bei vergangenen Gipfeln habe ich darauf hingewiesen, dass eine "verlorene Generation" in Europa heranwächst. In Ländern wie Spanien und Griechenland ist bereits mehr als jeder zweite junge Mensch arbeitslos. Überall in Europa stecken junge Menschen in einer fatalen Spirale aus unbezahlten Praktika und Zeitverträgen fest. Die Jugendarbeitslosigkeit zu bekämpfen ist unsere oberste Pflicht. Auch darum geht es bei den jetzt anstehenden Haushaltsverhandlungen: Werden wir noch genug Geld für das Erasmus-Programm und die Jugendjobgarantie haben? Sehr geehrte Damen und Herren, Nicht nur 517 Europa-Abgeordnete fordern einen verantwortungsvollen EU-Haushalt von Ihnen. In den vergangenen Wochen haben mich unzählige Briefe von Bürgerinnen und Bürgern erreicht. Erst vergangene Woche wurde mir eine von 44 Nobelpreisträgern und 6 Trägern der Fields-Medaille initiierte Petition überreicht, die bereits von mehr als 130.000 Nachwuchswissenschaftlern unterzeichnet wurde. Eindringlich warnen sie vor Kürzungen im Bereich Forschung und Entwicklung: Denn dann riskieren wir, eine ganze Generation junger, talentierter Wissenschaftler zu verlieren. Und das zu einem Zeitpunkt, an dem Europa Innovation mehr denn je braucht, um im globalen Wettstreit mithalten zu können! Die EU-Forschungspolitik ist ein echtes Erfolgsprojekt, dem es gelungen ist, den Trend zur Abwanderung junger Forschertalente aus Europa sogar umzukehren. Ich habe vor wenigen Wochen bei einem offiziellen Besuch ein Forschungsprojekt kennenlernen dürfen, das bei der Marker-Technologie im Bereich der Krebsfrüherkennung- und behandlung führend ist. Spezielle Regionalfondsmittel haben geholfen, in Bratislava am Sitz der Slowakischen Akademie der Wissenschaften durch die Zusammenarbeit öffentlicher und privater Einrichtungen ein Kompetenzzentrum mit weltweiter Ausstrahlung zu schaffen. Auch der europäische Gewerkschaftsbund ETUC unterstützt im Interesse der Arbeitnehmer eine Erhöhung des EU-Haushalts. Denn für ETUC ist klar: Der EU-Haushalt ist ein unentbehrliches Werkzeug für die wirtschaftliche Erholung. Umweltorganisationen drängen darauf, Nachhaltigkeit und Klimaschutzziele im EU-Haushalt zu berücksichtigen - auch das kostet Geld. Genauso wie die europäische Entwicklungszusammenarbeit. Der U2-Sänger Bono hat mich bei seinem jüngsten Besuch im Europäischen Parlament im Namen der NGO ONE aufgefordert, weiter für die europäische Entwicklungszusammenarbeit zu kämpfen und mich ermutigt, Sie, Premierminister Cameron, darauf anzusprechen. Denn auch Sie, so hat mir Bono berichtet, haben sich für die europäische Entwicklungszusammenarbeit ausgesprochen. Mehr als 110.000 Europäerinnen und Europäer haben die Petition von ONE unterschrieben, die fordert, die Ausgaben für die Entwicklungszusammenarbeit in dem nächsten MFR zu verteidigen. Die europäische Entwicklungszusammenarbeit kostet nur 1,87 Euro pro Bürger und pro Monat, rettet aber Millionen Menschenleben, schrieb mir die Dachorganisation "Concord", die mehr als 1800 europäische NGOs vertritt und befürchtet, dass die EU sich durch eine unverhältnismäßige Kürzung des EU-Haushalts aus ihrer internationalen Verantwortung für die Ärmsten stiehlt. Dass die Kürzungen auf dem Rücken der Benachteiligten ausgetragen werden sollen, diese Befürchtung nährt auch die Diskussion über die Verlängerung des Globalisierung Fonds. Der Fond unterstützt Arbeitnehmer, die ihren Job aufgrund von Betriebsverlagerungen verloren haben dabei, durch Weiterbildungsmassnahmen wieder in den Arbeitsmarkt zurückzukehren. Der Fond ist ein Kriseninterventionsinstrument! Die Menschen brauchen ihn heute mehr denn je! Mehr als 100 europäische Persönlichkeiten aus Kunst und Kultur, Wirtschaft und Philosophie haben von Ihnen in einem offenen Brief ausreichende Mittel für "Erasmus für Alle" gefordert. All diese Beispiele stehen exemplarisch für die Sorge der Bürgerinnen und Bürger, um die Errungenschaften für die Menschen, die Unternehmen, die Umwelt und die Wissenschaft, die bislang durch den EU-Haushalt möglich gemacht wurden. Das Europäische Parlament hat sich wie Sie auch für eine bessere Ausgabenpolitik ausgesprochen, eine wirtschaftlichere Haushaltsführung nach den Grundsätzen der Effizienz, Wirksamkeit, und Sparsamkeit, gerade auch um die Synergien zwischen EU-Hilfsprogrammen und nationalen Investitionen zu maximieren. Auch wir wollen Better Spending, damit jeder Euro einen so großen Mehrwert wie möglich schafft! Wir sind zudem der Meinung, dass - für den Moment - die Beibehaltung eines siebenjährigen MFR sinnvoll ist, da dieser Zeitraum mit der Europa 2020 Strategie deckungsgleich ist und uns die notwendige Finanzierungsstabilität gewährleistet. Wir verlangen aber auch Mechanismen, die eine höchstmögliche Flexibilität gewährleisten und zwar sowohl zwischen den Kategorien als auch von einem Jahr zum nächsten. Nur so kann der Haushalt an sich verändernde politische und wirtschaftliche Gegebenheiten angepasst werden. Keine Ihrer Regierungen könnte arbeiten, ohne die Möglichkeit, Überschussgelder flexibel von einem in einen anderen Haushaltsposten zu übertragen - genau das wollen Sie uns vorenthalten. Erlauben Sie mir zum Abschluss noch eine Bemerkung zu dem EZB-Kandidaten Yves Mersch, den Sie heute voraussichtlich bestellen werden. Das Europäische Parlament hielt es für einen schwerwiegenden Fehler, eine so wichtige Personalentscheidung durch ein schriftliches Verfahren über ein verlängertes Wochenende treffen zu wollen. Bei der zukünftigen Vergabe von Schlüsselposition erwarten wir, dass Sie das Gleichgewicht der Geschlechter respektieren. Sehr geehrte Damen und Herren, In diesem Saal sind Freunde der Kohäsion und Freunde einer besseren Ausgabenpolitik versammelt. Beide Positionen werden oft als unversöhnlich und unvereinbar dargestellt. Das ist aber nicht so. Die Position des Europäischen Parlaments vereinbart beide Ansätze. Wir erwarten von Ihnen, dass Sie heute einen vernünftigen Kompromiss aushandeln. Gelingt Ihnen das nicht, dann wird das Europäische Parlament dem MFR nicht zustimmen. Denn einige Mitgliedsstaaten wollen über die MFR-Verhandlungen den Charakter der EU fundamental ändern. Dem stellt sich das Europäische Parlament entschieden entgegen. Die Idee von Europa ist, dass Staaten und Völker zur Bewältigung gemeinsamer Herausforderungen gemeinsame Institutionen schaffen. Wir alle in diesem Raum teilen diese Idee. Wenn Sie diesen Institutionen aber die Mittel dafür aus der Hand schlagen, dann schaden Sie Europa. Ich danke Ihnen für Ihre Aufmerksamkeit. Für weitere Informationen: Armin Machmer Sprecher Mobil: +32 479 97 11 98 Richard Freedman Pressereferent Mobil: +32 498 983 239 * * * Sommet extraordinaire sur le cadre financier pluriannuel 2014 2020 Martin Schulz, Président du Parlement européen Bruxelles - 22 novembre 2012 – seul le texte prononcé fait foi – Mesdames, Messieurs, De délicates négociations sont à l'ordre du jour. Les divisions sont profondes. Permettez moi dès lors de vous rappeler ceci: ce sont les jalons de l'Union européenne de demain que vous posez aujourd'hui. L'Europe vit des moments difficiles: certains pays sombrent toujours plus dans la récession, tandis que les taux de chômage et de pauvreté atteignent des sommets. Bon nombre de nos États membres subissent une pression intense pour faire des économies. Je comprends que dans un tel contexte, il semble à première vue illogique et irresponsable d'exiger une augmentation du budget de l'Union. Il n'en est rien: même si elle trouve un certain écho auprès de la population, l'idée de réduire le budget de l'Union est totalement irresponsable. En effet, le budget de l'Union n'est pas une partie du problème, mais bien une partie de la solution qui permettra enfin à l'Europe de surmonter la crise. Dans sa résolution du mois d'octobre soutenue par une majorité écrasante de 517 députés, le Parlement européen a de nouveau affirmé clairement sa position relative au cadre financier pluriannuel 2014-2020. Je suis présent aujourd'hui pour vous faire part, au nom de mes collègues, de la position du Parlement européen. Nous, représentants du peuple, nous opposons farouchement à tout gel ou à toute réduction du budget de l'Union. Car nous le savons bien: le budget de l'Union est le principal instrument dont elle dispose pour stimuler la croissance. C'est surtout en ces temps de crise que l'Union a besoin de ce budget: pour que les investissements débouchent sur la croissance, pour générer des emplois, pour aider les États membres à engager les changements structurels qui sont nécessaires actuellement afin d'enrayer entre autres la perte de compétitivité ainsi que la hausse des taux de chômage et de pauvreté. L'Union a besoin d'un budget solide pour appuyer les efforts nationaux. En effet, le budget de l'Union apporte une plus-value concrète à l'ensemble des citoyens s'il est élaboré de façon complémentaire avec les budgets nationaux, c'est à dire si l'Union alloue des fonds aux postes qui doivent être rabotés par les États membres. Je suis également d'avis que les problèmes structurels ne peuvent pas être résolus qu'au seul moyen de l'argent. Néanmoins, nous devons aussi dresser le bilan de la politique d'austérité mise en œuvre depuis deux ans: l'Europe s'enlise dans la récession. Aujourd'hui, 25,8 millions d'Européens sont sans emploi. Il faut le reconnaître: la politique d'austérité unilatérale ne fonctionne pas. Au final, l'Europe a besoin de croissance, qui est par ailleurs le meilleur instrument pour réduire la dette. Mesdames, Messieurs, L'opposition à un budget réaliste pour l'Union se fonde souvent sur trois idées fausses. Tout d'abord, le budget de l'Union n'est pas de l'argent pour Bruxelles, mais bien de l'argent pour tous les citoyens européens. Quatre-vingt-quatorze pour cent de notre budget est directement réinjecté dans les États membres ou est consacré à nos priorités en matière de politique étrangère. La suppression des fonds de l'Union investis par exemple dans la politique régionale, dans le développement rural, dans la politique des transports, dans les infrastructures ou dans le programme Erasmus serait définitive. Ces fonds de l'Union ne seraient en aucun cas remplacés par les fonds nationaux. Soyons clairs à ce stade: il s'agit là de réductions des paiements! Lors de la dernière réunion des Amis de la cohésion, le Premier ministre Robert Fico a clairement montré à quel point ces réductions des paiements pourraient être contreproductives. La Slovaquie bénéficie du Fonds de cohésion de l'Union pour des projets d'infrastructures de transport. Grâce à cet argent, elle fait construire des routes et se fait livrer des trains par des entreprises d'autres États membres. Cet exemple illustre clairement que la contradiction apparente entre contributeurs nets et bénéficiaires nets n'existe pas. Le budget de l'Union n'est pas un jeu à somme nulle dans lequel l'un gagne ce que l'autre perd. Il se produit plutôt des effets de synergie qui profitent aussi aux contributeurs nets. Madame Merkel, vous savez l'importance du développement du réseau à large bande dans votre Land de Mecklembourg-Poméranie-Occidentale, qui a été possible grâce aux fonds de l'Union. À bien y regarder, la contradiction entre le développement de l'espace rural et le mécanisme pour l'interconnexion en Europe n'est également qu'apparente. Le Premier ministre Andrus Ansip m'a signalé que dix ans après l'adhésion de l'Estonie à l'Union, l'infrastructure permettant de relier son pays à la Russie était toujours meilleure que le réseau de transport entre l'Estonie et les autres États membres. Indépendamment de tout jugement politique, j'affirme qu'il serait judicieux sur le plan économique d'améliorer les infrastructures de transport dans le marché intérieur. Il en va de l'intérêt général. Ensuite, le budget de l'Union n'est pas trop élevé. Au contraire: il ne représente que deux pour cent de l'ensemble des dépenses nationales au sein de l'Union. Autrement dit, la somme des budgets des États membres est 50 fois plus élevée que le budget total de l'Union. Pourtant, celui-ci produit un effet de levier considérable: chaque euro investi par l'Union attire des investissements supplémentaires de deux à quatre euros en moyenne. Enfin, le budget de l'Union n'a pas trop augmenté. Entre 2000 et 2010, les budgets nationaux se sont accrus de 62 pour cent, contre 37 pour cent seulement pour celui de l'Union. Même après 2008, moment où la crise a commencé, les dépenses totales des États membres se sont élevées en moyenne de plus de deux pour cent. Le budget de l'Union est loin d'avoir explosé; au contraire, il s'est même contracté ces 15 dernières années si on le compare avec les budgets nationaux. Même le débat sur les ressources propres est parfois présenté d'une façon qui laisse à penser que le Parlement cherche avant tout à accroître sans fin le budget de l'Union grâce à un pouvoir d'imposition de fait. Ce n'est pas le cas. Nous voulons enfin concrétiser le système des ressources propres, déjà prévu par les traités de Rome de 1957, pour mettre un terme à l'opposition stérile entre les contributeurs nets et les bénéficiaires nets. À ce stade, j'ai déjà indiqué, au nom du Parlement européen, que nous n'approuverons pas le cadre financier pluriannuel si des progrès ne sont pas réalisés dans la mise en place d'un véritable système de ressources propres. À l'heure actuelle, certains exigent l'impossible de l'Union: réaliser de plus en plus de tâches avec des moyens toujours moins importants. Les demandes ne sont plus en phase avec la réalité depuis bien longtemps. Ces dernières années, vous avez attribué une série de nouvelles compétences à l'Union par le biais de décisions au Conseil européen. Parallèlement, certains d'entre vous refusent de nous accorder le budget nécessaire pour mener à bien nos missions. Pour une Union européenne ambitieuse, il faut un budget ambitieux. Une administration de qualité et performante requiert un financement approprié. Les propositions de réduction drastique des dépenses de fonctionnement qui circulent actuellement ne sauraient être qualifiées d'appropriées - elles sont dévastatrices. La discussion doit-elle vraiment aller en ce sens? Si vous décidez du gel, voire de la diminution du budget de l'Union, il vous faudra également dire adieu à la stratégie Europe 2020. Qui dit "compromis" ne dit pas nécessairement bon résultat. Le Parlement européen n'avalisera donc pas n'importe quel accord. Plus vous vous écarterez, dans votre proposition de compromis, de la proposition de la Commission, plus votre proposition risque de ne pas être approuvée par le Parlement européen. La stratégie Europe 2020 n'est pas qu'un simple programme gouvernemental de l'Union, son objectif central - encourager la croissance et l'emploi - doit être notre principale priorité aujourd'hui. Pour ce faire, nous devons investir dans l'éducation, dans la promotion de la société de la connaissance, la recherche, les petites et moyennes entreprises et les nouvelles technologies. Les petites et moyennes entreprises constituent le premier moteur de la croissance économique, de la compétitivité, de l'innovation et de l'emploi. Ce sont précisément ces entreprises qui seraient les grandes perdantes en cas de coupes drastiques dans le budget de l'Union. L'organisation patronale Business Europe a donc lancé un appel d'urgence: l'Europe a besoin d'un budget à la hauteur des défis de demain, un budget qui investit dans la croissance. La politique de cohésion est précisément un instrument d'investissement stratégique pour la croissance durable et la compétitivité, un instrument qui diminue les déséquilibres macroéconomiques à long terme et favorise la cohésion. Le Premier ministre Pedro Passos Coelho, dont le pays est un élève modèle au sein de la troïka, a déclaré que son pays pâtirait de la réduction du financement alloué à la politique de cohésion, car sans ces fonds ses perspectives de croissance s'assombriraient. Au sommet de juin, vous avez approuvé un pacte de croissance qui reconnaît l'effet de levier du financement de l'Union. Malheureusement, cette décision est encore loin d'avoir été mise en œuvre. Le moment est venu de traduire les mots en actions et de doter le pacte de croissance des ressources nécessaires. Mesdames, Messieurs, Lors de précédents sommets, j'ai soulevé la question de l'émergence d'une "génération perdue" en Europe. Dans des pays comme l'Espagne et la Grèce, plus d'un jeune sur deux est déjà au chômage. Partout en Europe, des jeunes sont pris dans un engrenage infernal de stages non rémunérés et de contrats temporaires. La lutte conte le chômage des jeunes est notre mission première. Cette question dépend également de l'issue des prochaines négociations sur notre budget: aurons-nous encore assez de fonds pour le programme Erasmus et le système de garantie de l'emploi des jeunes? Mesdames, Messieurs, Ce ne sont pas seulement 517 députés au Parlement européen qui attendent de vous que vous adoptiez un budget responsable pour l'Union: j'ai reçu ces dernières semaines d'innombrables lettres de la part de nos concitoyens. La semaine dernière encore, 44 lauréats du prix Nobel et 6 lauréats de la médaille Fields m'ont remis une pétition déjà signée par plus de 130 000 jeunes chercheurs. Dans cette pétition, ils alertent d'urgence contre les dangers d'une réduction du financement de la recherche et du développement: nous risquerions ainsi de perdre toute une génération de jeunes chercheurs talentueux à un moment où l'Europe a plus que jamais besoin d'innovation pour faire face à la concurrence mondiale. La politique de recherche de l'Union est une véritable réussite qui nous a même permis d'inverser le phénomène de la fuite des jeunes chercheurs de talent. Il y a quelques semaines de cela, lors d'une visite officielle, j'ai pu découvrir un projet de recherche à la pointe de la technologie des marqueurs dans le domaine de la détection précoce et du traitement du cancer. Grâce à un financement spécial du Fonds régional, un centre d'excellence de renommée internationale a pu voir le jour à Bratislava, au sein de l'Académie slovaque de la science, avec la collaboration d'entités publiques et privées. La Confédération européenne des syndicats (CES) prône également une augmentation du budget de l'Union dans l'intérêt des travailleurs. Elle le dit clairement: le budget de l'Union est un outil indispensable à la reprise économique. Des organisations de protection de l'environnement appellent à la prise en compte, dans le budget de l'Union, des objectifs dans le domaine du développement durable et de la protection du climat - tout ceci a aussi un prix. Il en va de même de la coopération au développement au niveau européen. Lors de sa dernière visite au Parlement européen, Bono, le chanteur du groupe U2, m'a instamment prié, au nom de l'organisation non gouvernementale ONE, de continuer d'œuvrer à la coopération au développement et m'a invité à évoquer ce point avec vous, Monsieur le Premier ministre Cameron. En effet, vous aussi, comme me l'a dit Bono, avez pris position pour la coopération au développement de l'Union. Plus de 110 000 citoyens européens ont signé la pétition de l'organisation ONE appelant à défendre le financement de la coopération au développement dans le cadre du prochain CFP. La coopération au développement de l'Union ne coûte que 1,87 euro par citoyen et par mois, mais elle sauve des millions de vies humaines, comme l'a indiqué dans une lettre la confédération européenne Concord qui réunit plus de 1 800 ONG européennes et qui craint qu'une réduction disproportionnée du budget de l'Union ne nous amène à nous décharger de cette responsabilité internationale à l'égard des plus démunis. La crainte que les plus démunis fassent les frais de ces réductions alimente également les discussions sur la prolongation du Fonds européen d'ajustement à la mondialisation. Ce Fonds fournit un appui aux travailleurs licenciés à la suite de délocalisations, afin de les aider dans leurs efforts de réintégration dans le marché du travail. Il s'agit d'un instrument de lutte contre la crise. Nos concitoyens en ont besoin aujourd'hui plus que jamais. Plus d'une centaine de personnalités européennes du monde de l'art et de la culture, de l'entreprise et de la philosophe vous ont adressé une lettre ouverte vous invitant à consacrer un financement suffisant au programme "Erasmus pour tous". Tous ces exemples illustrent l'intérêt que les citoyens portent aux avancées qui ont pu être réalisées à ce jour pour les citoyens, les entreprises, l'environnement et la science, et ce grâce au budget de l'Union. Tout comme vous, le Parlement européen s'est prononcé pour une meilleure politique des dépenses, une saine gestion financière selon les principes de l'efficience, de l'efficacité et de l'économie, mais précisément aussi pour porter les synergies entre les programmes d'aide de l'Union et les investissements nationaux à leur maximum. Nous voulons également une optimisation des dépenses afin que chaque euro produise une plus-value maximale. Nous estimons de plus que, pour l'heure, il serait judicieux de conserver au cadre financier pluriannuel sa durée de sept ans, une période qui correspond à celle de la stratégie Europe 2020 et nous assure la stabilité financière nécessaire. Nous demandons également davantage de mécanismes garantissant une flexibilité maximale, et ce tant entre les postes que d'un exercice à l'autre. Ainsi seulement le budget pourra-t-il être adapté à des circonstances politiques et économiques en mutation. Aucun de vos gouvernements ne pourrait opérer sans transfert des excédents d'un poste budgétaire à l'autre - et voilà précisément ce que vous voulez nous refuser. Permettez-moi, pour conclure, une dernière remarque au candidat à la présidence de la BEI, Monsieur Yves Mersch, que vous nommerez probablement aujourd'hui. De l'avis du Parlement européen, ce serait une grave erreur que de tenter de prendre une décision aussi importante par le biais d'une procédure écrite au cours d'un week-end prolongé. À l'avenir, lors de la nomination à des postes clés, nous attendons de vous que vous respectiez le principe de l'équilibre des genres. Mesdames, Messieurs, Dans cette salle se trouvent aujourd'hui réunis des partisans de la cohésion et des partisans d'une meilleure politique des dépenses. Ces deux positions sont souvent considérées comme inconciliables et incompatibles, mais tel n'est pas le cas. La position du Parlement européen réunit les deux approches. Nous attendons de vous que vous négociiez aujourd'hui un compromis raisonnable. Si vous n'y parvenez pas, le Parlement européen n'approuvera pas le cadre financier pluriannuel. En effet, pour certains États membres, ces négociations du CFP sont une occasion de modifier profondément la nature de l'Union. Le Parlement européen s'y oppose fermement. La philosophie qui sous-tend l'Europe est que les États et les citoyens créent des institutions communes pour surmonter des défis communs. Nous tous dans cette salle partageons cette philosophie. Mais en privant ces institutions de leurs moyens, vous portez préjudice à l'Europe. Je vous remercie de votre attention. Pour plus d'informations: Armin Machmer porte-parole GSM: +32 479 97 11 98 Richard Freedman Attaché de presse GSM: +32 498 983 239 All the news