sabato 21 maggio 2016

Francesco Maria Mariotti: Sul Jobs Act

Sul Jobs Act e alcuni dati deludenti che in questi giorni stanno uscendo, alcune riflessioni-lampo: - forse stiamo troppo attenti a queste variazioni; ripartendo da una crisi molto grave è inevitabile che ci siano oscillazioni anche molto forti, incertezze sulle prospettive. E non mi stupisco che ci sia stato chi abbia voluto approfittare degli incentivi in maniera discutibile (eufemismo): fa parte delle dinamiche con cui la società riparte dopo i traumi della decrescita infelice; - questo governo sbaglia sempre il "tono" delle cose; il fatto è che se tu gridi al mondo di aver fatto un miracolo, è inevitabile che qualsiasi "rallentamento" assomigli a un mezzo disastro; non è solo questione di stile, è che così alimenti una spirale di "eccessiva fiducia", poi frustrata; e questo è un danno, alla comunità e all'economia; - le riforme del lavoro di questi anni (questa e quelle che hanno preparato il terreno al Jobs Act, facendo pian piano accettare ai cittadini l'idea di un lavoro meno "sicuro"; per questo Renzi dovrebbe mostrare maggior rispetto verso chi lo ha preceduto) hanno sempre giocato la partita delle "regole"; forse è ora che questo Paese tenti anche di inventarsi una politica industriale che lo renda in grado di affrontare le sfide globali, superando il fatto di puntare su Pmi e flessibilità estrema del lavoro. Ma su questo è necessario riflettere più distesamente, in futuro. Francesco M. Mariotti

1 commento:

Franco ha detto...

Mariotti tocca il punto : quello della politica industriale. Aggiungerei gli elementi di programmazione pubblica. Fino a questo punto crisi affrontata con elementi sovrastrutturali di cortissimo respiro, verrebbe da dire di “propagandistico respiro”. Servirebbero subito una serie di proposte concrete per utilizzare la “flessibilità europea”. Anche se sotto questo aspetto tutto è sospeso e potrebbe cambiare se passerà o meno la Brexit. Grazie per l’attenzione Franco Astengo