domenica 19 giugno 2016

Francesco Maria Mariotti: Ballottaggi

Domani si vota in diverse città. I sistemi politici democratici presto o tardi si riorganizzano, superando anche i leader più forti. È questo - mi pare - il segnale più importante per il futuro che viene da queste elezioni (soprattutto dal primo turno), al di là di chi vincerà i ballottaggi (possono esserci vittorie anche molto "fortunate" e sui risultati sarà difficile ragionare freddamente e dando il giusto peso ai vari fattori, che possono essere anche imponderabili). In democrazia nessuno è indispensabile: dobbiamo avere lo sguardo lungo di un sistema sempre perfettibile, e che sempre "sperimenta"; nessuno perciò si deve sentire "vincitore per sempre"; anche per questo il tema delle regole comuni è così importante. E a proposito di regole, segnalo un paio di considerazioni interessanti sulla legge elettorale. Francesco Mariotti ps: Trovate anche due articoli sulla Brexit, con le riflessioni di Ferruccio De Bortoli e Mario Monti *** "(...) In primo luogo, con il nuovo sistema c'è il rischio che a vincere sia una forza politica che al primo turno raccoglie anche solo un voto di più della terza. Si rischia insomma, come ha ben argomentato Luca Ricolfi, di trovarsi più o meno nelle condizioni di un sorteggio, con la conseguenza di scoraggiare una partecipazione elevata al ballottaggio. In secondo luogo, l'Italicum non scongiura il rischio di un premio di maggioranza abnorme, ad esempio assegnando il 54% dei seggi a una lista (non a una coalizione) che al primo turno consegue molto meno del 40%, addirittura il 30-32% dei voti, sempre stando alle tendenze di voto. In tal caso, il secondo turno si svolgerebbe tra liste che rappresentano meno dei due terzi dell'elettorato. Percentuali tollerabili, anche alla luce della sentenza della Corte? L'Italicum affronta questo nodo prevedendo un doppio turno su base nazionale, ununicum nel panorama democratico, dove esso è utilizzato diversamente. In Francia il doppio turno è di collegio e l'accesso al secondo turno è riservato a tutti i candidati che abbiano ottenuto almeno il 12,5% degli aventi diritto di voto. In Italia questo sistema darebbe luogo (quasi sempre) a competizioni triangolari, che l'Italicum invece converte forzatamente in una competizione bipolare, per giunta di dimensione nazionale, mortificando la rappresentanza dei singoli territori. Inoltre in Francia la formazione di una maggioranza parlamentare costituisce una pura eventualità, non una certezza ope legis, perché dipende dalla capacità di una forza politica di ottenere realmente la maggioranza assoluta dei collegi. In sostanza il nuovo modello elettorale potrebbe trarre una sua maggiore legittimazione in un contesto bipolare, ancor meglio bipartitico, oggi però sconosciuto nel paese. Dunque, che fare? La prima ipotesi è l'introduzione di una doppia soglia per l'accesso al secondo turno: 40-45% dei consensi di almeno una delle forze in campo e 70-75% complessivamente delle due forze che si candidano al ballottaggio (legittimazione del risultato a monte). La seconda ipotesi è l'introduzione di una soglia minima sul modello del referendum abrogativo, in modo che il premio sia attributo soltanto se la lista vincente al ballottaggio ottenga almeno il 40% degli aventi diritto, norma che avrebbe il pregio di favorire la partecipazione (legittimazione del risultato a valle). Diversamente, si deve prendere atto di un risultato elettorale senza vincitori e ricorrere alle dinamiche tipiche della forma di governo parlamentare, com'è accaduto in Gran Bretagna, com'è da tempo in Germania e come rischia di accadere in Francia. In entrambi le ipotesi, la necessità è quella di assegnare al sistema elettorale una funzione di indirizzo verso un assetto bipolare giudicato da tutti come ottimale, tuttavia senza dirigismi, semplificazioni e forzature. E, soprattutto, senza stravolgere il risultato elettorale e rispettando il principio della "non eccessiva disproporzionalità". (...)" http://www.huffingtonpost.it/stefano-gorelli/italicum-legge-elettorale-partiti-_b_10451986.html?utm_hp_ref=italy "(...) Se in un sistema, specie in condizioni di crescente contrapposizione tra le forze politiche, nessun partito è in grado di conseguire almeno 1/3 dei voti e rappresentare più del 20% dell’elettorato, non resta che adottare il doppio turno di collegio (integrato da un moderato premio in seggi e da un diritto di tribuna per chi non acceda al secondo turno), anziché un ballottaggio nazionale. Se anche così non si formasse una maggioranza, occorrerà lasciare ad accordi di grande coalizione la guida del Paese. Forzare la mano alla reale volontà dell’elettorato può forse garantire nel breve termine una maggioranza parlamentare e un governo apparentemente forte, ma dividendo il Paese scava alle fondamenta la solidità di un sistema democratico." http://www.corriere.it/cultura/16_giugno_17/non-troppo-tardi-correggere-l-57104022-33d9-11e6-b8e9-6b78a4af30ec.shtml "(...) Il resto dell'Europa, ma non solo, guarda a questo appuntamento legittimo della democrazia inglese con il fiato sospeso e con un nervosismo fondato ma, a volte, fuori luogo. L'Unione ha superato molti voti referendari contrari. I francesi nel 2005 affossarono la Costituzione europea. Sembrò un colpo mortale. Si andò comunque avanti. I norvegesi hanno detto no due volte (nel 1972 e nel 1994) all'ingresso nella comunità richiesto dai loro Governi. Certo Oslo non è Londra. Il peso specifico e la valenza simbolica sono assai differenti. Ma nel dibattito di questi giorni si è dimenticato che i britannici un piede fuori dall'Unione ce l'hanno da tempo. Non sono nella moneta unica, non aderiscono al trattato di Schengen sulla libera circolazione. Il loro contributo al bilancio europeo è ridotto dopo che nel 1984 Margaret Thatcher si fece riconoscere un abbuono («rebate»). Le deroghe sulle politiche comuni – come ha ricordato ieri sul Corriere della Sera, l'ex ministro italiano Enzo Maovero Milanesi – sono numerose, su giustizia e affari interni per esempio. Tuttavia, le preoccupazioni – specie sul versante dei possibili contraccolpi della Brexit sui mercati finanziari – sono giustificate.(...)" http://www.cdt.ch/commenti-cdt/editoriale/157716/sinistre-luci-su-una-sfida-irrazionale "(...) Cameron, è l’accusa di Monti, non ha deciso di far scegliere gli inglesi «per il bene della Ue, e nemmeno per gli interessi del Regno Unito, e aggiungerei nemmeno per quelli del Partito conservatore. È stata tutta una partita per levarsi d’impiccio il blocco euroscettico fra i Tory e rafforzare la leadership. Per questo ho parlato di abuso della democrazia». La mossa rischia di aprire una corsa alle rivendicazioni al di qua della Manica. Colpa anche degli stessi Paesi membri, lascia capire l’ex premier che ricorda come negoziando le condizioni con Londra da sottoporre al giudizio dei cittadini, alla fine Bruxelles abbia lasciato la finestra aperta a qualsiasi tipo di ricatto. «Le conseguenze del voto, indipendentemente dall’esito, sono pesanti per l’Unione stessa. Non dobbiamo illuderci; se anche il Regno Unito votasse per restare, ormai c’è un precedente», è la lettura di Monti.(...)" http://www.lastampa.it/2016/06/18/economia/monti-cameron-ha-distrutto-il-lavoro-di-una-generazione-di-europei-EWww9x6cbS4EdJa0yqCEkP/pagina.html?utm_source=dlvr.it&utm_medium=Twitter

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