domenica 26 giugno 2016

Giorgio Panizzi: Col senno del poi

Col Senno Del Poi …non tanto.. Difficile analizzare le cause della sconfitta del PD riferendoci soltanto allo scontento e alla conseguente protesta dell’elettorato e agli schieramenti politici che di fatto hanno appoggiato – visibilmente a Torino e a Roma – il M5S. È necessario invece partire dal messaggio di cambiamento mancato proprio dal PD che, anziché prendersi complessivamente a livello nazionale il problema delle elezioni dei sindaci – con particolare riferimento alle grandi città –, ha tentato invano di ridurlo a questione amministrativa, separando le politiche dei vari candidati sindaci. È noto come l’opinione pubblica sia ormai guidata dai comportamenti politici e sociali che si creano nelle grandi città. È un’opinione complessiva che ‘fa tendenza’ e come tale deve essere considerata e governata. Sarebbe quindi stato necessario un messaggio politico nel senso di dire che l’Italia si presenta in Europa e al mondo intero con la fisionomia politica e culturale delle sue città. Che il PD è consapevole delle situazioni che si sono verificate e si verificano in varie circostanze ma che è in grado di combatterle e di smarcarsi da quei comportamenti. Che l’innovazione politica e amministrativa passa da un PD rinnovato e rinnovabile. Quindi un messaggio nazionale che avrebbe avuto come corollario – a dimostrazione della capacità di governo del PD - l’indicazione delle riforme definite e in atto compiute dal Governo. Invece si è rimasti a contare le buche nei municipi. Si è tentato spesso di esorcizzare la voglia di cambiamento sottolineando le inesperienze di candidati giovani, dimenticando che tutti siamo stati giovani con voglia di fare, di apprendere e di governare. Anche a livello locale, anche a Roma, si è tentato di gareggiare sul valore della persona o sulla ‘concretezza’ dei programmi anziché sui messaggi di grande respiro: la bellezza di Roma, l’orgoglio dei romani. Certamente la struttura e la cultura del PD non avrebbero potuto sviluppare questi concetti. E il candidato sindaco, qualsiasi fosse, non avrebbe potuto farlo da solo, come ha tentato Giachetti. Per questo sarebbe stato necessario e possibile un messaggio nazionale. La voglia di cambiamento si è coniugata con la contrarietà al PD. Spiegabili entrambi ma per questo contrastabili. Poteva presentarsi il PD come partito dell’innovazione e del cambiamento? Certo molti comportamenti, anche di dirigenti, prendevano il sopravvento sui messaggi eroici e sulle tradizioni oneste ostentati ma, sempre, riferiti alla buona capacità amministrativa. Ricordiamoci però che mai come in questo caso – anche dopo l’esperienza di Marino a Roma – ‘asfaltar no es gubernar’. Sarebbe stato necessario dire quanto le nostre città – Torino, Roma, ma anche Bologna e Milano – avrebbero potuto contribuire all’immagine dell’Italia ora che l’Italia ha un altro peso in Europa, ora che l’Italia, secondo gli europei, ha un altro ruolo e un’altra capacità anche interna di riformarsi e ammodernarsi e avrebbero potuto sostenere questo andamento con l’impulso politico delle città. Si sarebbe perso ugualmente? Se sì si sarebbe potuto fare un passo avanti fin da allora ad una costruzione di un’opposizione che dovrà indicare il benessere delle città e del paese prima ancora che la contrapposizione agli schieramenti contrapposti. Non dimentichiamoci, specialmente a Roma, il detto storico ‘ Graecia capta ferum victorem cepit’. A Roma abbiamo un grande campo di applicazione per politiche nuove: • L’intesa tra Governo e Comune proprio perché Roma è la Capitale e il Governo deve garantirle il ruolo che le spetta nella visione dell’Europa; • La Regione, che dovrà concordare con Roma i grandi assetti della modernizzazione quali il piano dei trasporti, quello dei rifiuti, del risparmio energetico, etc.; • La Città metropolitana che richiede un piano strategico alla cui definizione sono chiamati tutti i comuni della ex provincia di Roma, ma non sono chiamati i Municipi; • I Municipi e la politica per il decentramento di Roma. Il I e il II Municipio a guida PD potranno e dovranno indicare una politica nuova per il decentramento a Roma ma anche per una configurazione democratica degli organi della Città Metropolitana che siano di effettiva rappresentanza degli elettori. Si apre qui il grande tema politico/istituzionale della rappresentanza che riguarda non solo Roma ma anche l’elezione dei Senatori. Se si parte da Roma si può verificare facilmente come non vi sia nessun rapporto possibile tra elettori e consiglieri capitolini, astraendo dalla posizione emblematica dei Sindaco di Roma e della Città metropolitana. Occorre quindi affrontare il problema della rappresentanza politica definendo questa come rappresentanza territoriale e non di liste di partiti. Si tratta cioè di definire Municipi di Roma e Zone della Città Metropolitana come entità territoriali che eleggano i propri rappresentanti nel Consiglio Metropolitano di Roma, opportunamente aumentato di numero – dagli attuali venticinque componenti -, dal momento che la nuova dimensione metropolitana annullerà la presenza e la funzione dell’Assemblea capitolina. Ci saranno cinque anni di tempo, poiché entro agosto 2016 sarà eletto con le vecchie regole il Consiglio metropolitano che durerà fino alle prossime elezioni ammnistrative. La rappresentanza territoriale e il sistema federale conseguente consentirebbero ai cittadini e agli elettori di partecipare all’attività dell’amministrazione e alla stessa amministrazione di essere più trasparente. Si è fatto riferimento all’elezione dei Senatori poiché la loro elezione indiretta da parte dei Consigli regionali determina una responsabilità dei Consigli stessi rispetto ad una istituzione centrale dello Stato, ma anche perché i Senatori così eletti poiché debbono riferire direttamente ai Consigli e quindi non essere astrattamente collegati a un elettorato impossibilitato a seguirne diuturnamente i comportamenti politici e amministrativi. A Roma il PD dovrà quindi partire dai Municipi e il I e II Municipio che potranno assumere una leadership per proporre al Sindaco – di Roma e della Città metropolitana – non solo le giuste rivendicazioni di competenze amministrative e finanziarie ma anche e soprattutto una linea politica generale per cui questi Municipi, forse più degli altri, hanno poteri e ruolo per la loro configurazione che li pone all’attenzione dell’intero mondo: per l’urbanistica, l’architettura e l’arte, per le ville storiche, per i grandi monumenti, per le rappresentanze istituzionali nazionali e internazionali, per le università e i centri di ricerca, etc.. Sono temi da sviluppare e sostenere. Dalle sconfitte possono scaturire atteggiamenti e comportamenti nuovi, culturalmente moderni, esemplari e universalmente validi e possono dare concretezza a quel cambiamento che le giovani generazioni pretendono e a cui hanno diritto.

Nessun commento: