martedì 17 gennaio 2017

La scomparsa del socialismo

La scomparsa del socialismo (Huffington Post) Ormai è un fenomeno mondiale, che si riflette anche nella sostanziale sparizione dell’Internazionale Socialista: ammutolita, nessuno si ricorda neanche più come si chiama il presidente, che, se esiste, non batte un colpo da anni, con tutto quello che sta succedendo nel mondo: dai problemi ecologici alle guerre che non finiscono mai, alla crisi economica e sociale dell’Occidente e a quella dei migranti. In Europa, funziona solo il gruppo parlamentare del parlamento europeo, ma direi che è specialista nel non affrontare di petto i temi controversi, come la ribellione popolare contro Ttip e Ceta e il movimento per la tutela dei beni comuni. Insomma, la parola socialista ormai significa: 1) Nei partiti storici del continente europeo piatta sudditanza ai programmi dei conservatori: in Germania Spd è suddita della Merkel, senza avanzare neanche critiche e distinguo, per lo meno nei confronti di Schauble, che assomiglia sempre più al dott. Stranamore; in Spagna ci si avvia su una strada analoga, per impotentia coeundi con i movimenti indipendentisti e con Podemos. In Francia, il Psf può vantarsi di avere fornito il Capo di stato più imbecille di tutta la quinta repubblica. In Italia, i socialisti non esistono più: in compenso esistono troppe mini-associazioni che pretendono di essere gli unici socialisti, in genere di una cittadina o di un caseggiato; poi c’è ancora un piccolo partito membro dell’Internazionale che ottiene qualche seggio dal Pd, ma che non si presenta a elezioni neanche in una circoscrizione. 2) Nel resto del mondo, c’è un’inflazione della parola “socialista”, che significa di tutto, dalla destra più conservatrice fino alla corruzione più sfacciata. Anche se l’Internazionale non esiste più, qualcuno dovrebbe mettere dei paletti, prima che si dichiari socialista anche l’erede al trono della Thailandia, che si dice non sia tanto a posto con la testa. 3) Invece Corbyn in Gran Bretagna e Sanders negli Usa hanno riscattato la parola socialista (che in Usa è una parolaccia) e conquistato l’elettorato degli under 35. Hanno il coraggio di predicare che così come vanno le cose, nel mondo e in Occidente, loro non sono d’accordo. Corbyn ha sconfitto il gruppo parlamentare del Labour, formatosi in gran parte ai tempi della vergognosa sudditanza di Blair a Clinton, spinta fino al punto di mentire alla regina sull’Iraq. Forse non vincerà presto delle elezioni ma almeno ha ripulito la bandiera. Sanders ha combattuto fino all’ultimo contro la Clinton che rappresenta le multinazionali e non ha accettato dei compromessi: vedremo cosa succederà ai suoi candidati nelle elezioni parziali, ma sono convinto che cominceranno a crescere. In conclusione, per chi è troppo anziano per la politica attiva, il suggerimento è di studiare come va il mondo e come se la cavano quelli che pensano non a condividere il potere ma a indicare delle strade alternative, evitando peraltro di offrire tribune ai noiosi antiquari delle ideologie. E, se mi è permesso indicare una linea operativa, direi che di fronte allo sfacciato predominio degli odierni economisti delle banche centrali bisogna cominciare a fare quel che fecero con successo i primi socialisti con preti, vescovi e papi: prenderli in giro, senza pietà, e denunciare i loro fallimenti, le loro personali porcate e le loro menzogne. Insomma, dissacrarli. A partire da quelli che si sono messi ad assegnar loro dei premi Nobel, spacciando per scienza quello che è un ramo della filosofia. Non ci sono Nobel per filosofi, mi pare... E gli stessi giovani economisti Usa quest’anno han cominciato a dire che l’econometria, la tecnica matriciale su cui si basano le decisioni delle banche centrali, è tanto scientifica quanto l’astro nascosto.

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