giovedì 5 gennaio 2017

Valdo Spini: Dopo il referendum

Lettera a Repubblica Caro Direttore, ho letto su Repubblica del 2 u.s i due pareri simmetricamente critici di Michele Salvati e Marco Revelli a proposito degli scritti di Pierluigi Bersani e di Massimo D’Alema sui risultati del referendum costituzionale del 4 dicembre. È un dibattito cui ritengo giusto inserire la voce anche di chi socialista è sempre stato fino al punto di non aderire al Pd quando questo partito, inizialmente, non aveva aderito al Partito del Socialismo Europeo. (decisione che, lo si ricorderà, aveva come risultato pratico l’uscita dei Ds dal Pse). La stessa decisione di dare vita in Italia alla Federazione Laburista , ed al suo percorso , breve ma non insignificante, nella fondazione dei Ds, venne presa dopo un incontro che ebbi con Robin Cook, proprio quell’esponente del Labour che si dimise anni dopo dall’incarico di leader della camera dei Comuni in dissenso dall’intervento di Blair in Iraq. Mi sembra giusto fare due osservazioni in merito al dibattito in corso. La prima riguarda il Si, ed è che se nel referendum costituzionale quello che poteva essere in nuce il Partito della Nazione è stato sconfitto, è perché le tensioni in atto nella società italiana sono profonde e laceranti e richiedono quindi la precisazione di opzioni precise e forti. Se molti pensano che Bernie Sanders avrebbe dato un senso alla battaglia elettorale dei democratici americani, comunque diverso da quello che ha potuto fare Hillary Clinton è proprio per questo motivo. La seconda osservazione riguarda invece il variegato campo di chi a sinistra si è riconosciuto nel No. Questo, anche se diviso tra chi si batte nel Pd, chi sta costituendo Sinistra Italiana, e chi ( e sono tanti) non ha in questo momento tessere di partito, oppure milita in comitati e movimenti ,deve trovare il modo perlomeno di aprire un dibattito comune, un campo di confronto e di dialogo. O è troppo chiedere? Grazie e molto cordialmente Valdo Spini 3 gennaio 2017.

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