venerdì 13 aprile 2018

Franco D'Alfonso: Il latinorum politico

Da Affari italiani Affrontare una situazione nuova con rituali politici vecchi non porterà lontano. Si è votato con un sistema proporzionale, pasticciato fin che si vuole ma tale nella sua essenza, avendo condotto una campagna elettorale con toni da maggioritario, pur sapendo perfettamente che nessuno avrebbe vinto le elezioni. Una vera e propria truffa ai danni degli elettori consapevolmente ordita dalla “banda dei quattro” composta da Renzi, Di Maio, Berlusconi e Salvini che come i ladri di Pisa litigavano di giorno per mettersi d’accordo di notte sull’escludere tutti gli altri dalla partita del potere, avere un Parlamento nel quale di fatto ciascuno di loro ha nominato i propri ed una campagna elettorale apparentemente low cost, limitata alla tv dei talk show ed alla rete dove l’accesso era riservato al quartetto ed ai propri sodali stretti . Era stato pianificato il colpo finale al sistema dei partiti-comunità che si sono trovati privi di qualsiasi agibilità politica che non fosse filtrata da uno dei quattro giocatori che si passavano il mazzo di carte fra loro da Vespa alla Gruber con scappatelle dalla D’Urso o dalla Berlinguer. La pars detruens è perfettamente riuscita: nessuna forma di vita politica al di fuori dei cerchi e gigli più o meno magici, dialettica in corso dalla quale sono scomparse tanto le proposte ragionate quanto quelle più o meno cialtrone sulle quali si è giocata la campagna elettorale: del resto, tutti si sono già dimenticati de il manifesto elettorale che al Sud diceva “780 euro al mese reddito cittadinanza – Vota 5stelle” o della risposta di Berlusconi sulla fattibilità della flat tax al 15 % : “ ma sa chi sono io e cosa ho fatto nella mia vita? “. L’attenzione generale è stata subito concentrata sul gioco dei quattro cantoni con in palio le Presidenze dei due rami del Parlamento e quella del Consiglio, in un clima da “qui si lavora, non si fa politica” che ha escluso a priori qualsiasi analisi o dibattito sul voto o sulle ragioni di alleanze e convergenze sempre più simili a quelle che avvengono nelle assemblee societarie contendibili stile Telecom o Banca Carige. La “grattatio capitis” è però cominciata subito dopo perché la “banda” non è composta da quattro giocatori normali, ma da bari (politici) professionali. Ciascuno aveva pensato alle mosse nel giro postelettorale con le carte che avevano previsto l’uno per l’altro : Renzi con il Pd disarticolato ma con il controllo completo degli eletti e la definitiva distruzione della sinistra di tutte le gradazioni; Di Maio con una moltitudine di ignoti parlamentari tendenzialmente di famiglia numerosa che assicurasse almeno venti clic alle “parlamentarie” ed i pieni poteri al “capo politico” passato da Beppe Grillo al Marchese del Grillo ( “io so’ io e voi un siete un c..”) ; Berlusconi con la sua scorta di avvocati difensori e sciurazze botulinizzate a fargli da corte al centro di ogni trattativa e gioco possibile; Salvini con una truppa di parlamentari proveniente dal Centro Nord caduto in suo controllo e da qualche nuova “colonia” delle Due Sicilie, che gli permettesse di essere ad un passo dal controllo del centrodestra facendo fare al vecchio Cavaliere il suo ultimo giro essendo ancora di mazzo. L’imprevedibile in politica è dietro l’angolo ed il successo di proporzioni sorprendenti porta 5stelle ad eleggere più parlamentari che candidati, costringendo Di Maio a giocare quasi una partita secca sul suo nome per impedire che il centinaio di sconosciuti che popolano i suoi gruppi parlamentari comincino a destabilizzare il sistema dell’ “Uno vale tutti” brillantemente imposto/ato dalla Casaleggio e C. . Parallelamente il sorpasso in tromba di Salvini nel centrodestra lo costringe a giocare troppo in fretta e nello stesso tempo la partita per la leadership del centrodestra e del Governo ed a tenere in vita (politica) il Cavaliere Stanco, scegliendogli perfino la badante (politica) al Senato mentre lo stesso è impegnato a licenziare su due piedi Belpietro e Del Debbio, rei di aver spostato voti alla Lega esagerando con i loro lungometraggi su “L’invasione degli immigrati” su Retequattro. Questo scenario può perfino sembrare divertente per gli osservatori esterni : Renzi che teorizza l’immobilità come stile di vita è come vedere Trimalcione elogiare le proprietà delle cene a base di infuso di erbe aromatiche, così come lo sfoggio a tutte le ore di vestiti da prima Comunione da parte di un Di Maio in lotta costante con la consecutio temporis sono oro puro per i comici ancora non “scesi in campo”. Peccato per la politica, che continua ad essere malata o assente. Franco D’Alfonso

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